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Il cammino legislativo in Sardegna
La Sardegna si appresta a diventare la seconda Regione italiana a considerare una legge sul suicidio medicalmente assistito. Il Consiglio regionale ha avviato il processo legislativo per la proposta dell’Associazione Luca Coscioni, che mira a garantire diritti fondamentali per le persone affette da malattie terminali. Questa iniziativa, sostenuta da un ampio schieramento politico, è stata presentata nella sesta commissione Sanità, presieduta da Carla Fundoni del Partito Democratico.
Le audizioni e le testimonianze
Le audizioni sono iniziate con la testimonianza di Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni. Gallo ha sottolineato l’importanza di stabilire tempi certi per le risposte alle richieste di suicidio assistito, evidenziando che attualmente i malati possono attendere dai sei mesi ai tre anni per le verifiche necessarie. Questa attesa può risultare insopportabile per chi vive una sofferenza intollerabile, e in alcuni casi, i pazienti non riescono a ricevere le risposte prima di morire.
Il contesto normativo e le sfide legali
La proposta di legge in Sardegna si distingue dalla legislazione nazionale, poiché si concentra esclusivamente sulle responsabilità delle aziende sanitarie nel rispondere alle richieste dei malati. Gallo ha chiarito che la Corte Costituzionale, con la sentenza Cappato, ha già stabilito che le Regioni hanno il potere di legiferare in materia sanitaria. Nonostante l’impugnazione da parte del governo della legge toscana, l’avvocata è fiduciosa che il percorso legislativo in Sardegna non sarà compromesso. La norma proposta mira a garantire il diritto al suicidio medicalmente assistito, un diritto riconosciuto dalla Corte Costituzionale nel 2019, ma che attende ancora una legge specifica da parte del Parlamento.