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Un evento storico ha scosso il panorama naturalistico italiano: nella notte tra l’11 e il 12 agosto, un lupo maschio di circa 45 kg è stato abbattuto legalmente in Alta Val Venosta, a un’altitudine di 2800 metri. Si tratta del primo abbattimento autorizzato della specie dopo ben 50 anni di protezione legale, avviata nel 1971.
La decisione, presa dal Corpo forestale provinciale di Bolzano, arriva a pochi mesi da un cambiamento nella normativa europea, che ha ridotto il livello di protezione per questo grande carnivoro. Il presidente della provincia, Arno Kompatscher, ha firmato l’autorizzazione per l’abbattimento di due lupi il 30 luglio, in risposta a una serie di attacchi al bestiame avvenuti tra maggio e agosto 2025. Ma cosa significa tutto questo per il futuro della fauna selvatica in Italia?
Controversie sull’abbattimento
Le associazioni animaliste, tra cui Enpa, Lav e Lndc, hanno subito contestato l’abbattimento, presentando un ricorso al Tar contro l’autorizzazione della Provincia di Bolzano. La situazione si è evoluta rapidamente: inizialmente, il tribunale ha sospeso l’autorizzazione, ma successivamente il Consiglio di Stato ha dato il via libera, supportando la decisione con il parere favorevole dell’Ispra e dell’Osservatorio faunistico provinciale. In Alto Adige, si sono registrati 31 attacchi di lupo al bestiame tra maggio e luglio, un dato in calo rispetto ai 42 dello stesso periodo dell’anno precedente. Kompatscher ha giustificato l’abbattimento come una misura necessaria per proteggere gli allevamenti alpini. Ma è davvero la soluzione migliore?
La normativa attuale permette prelievi senza limitazioni di orario e con armi lunghe a canna rigata, suscitando preoccupazioni tra le associazioni animaliste. Massimo Vitturi di Lav ha sottolineato che le misure preventive non sono state attuate in modo adeguato e che, se rispettate, l’abbattimento sarebbe stato evitabile. Vitturi ha annunciato che intende denunciare la Provincia di Bolzano per l’uccisione dell’animale. Insomma, la questione si complica e le polemiche si intensificano.
Cambiamenti normativi e loro impatti
Questa decisione non è avvenuta in un vuoto normativo. A inizio giugno, il Consiglio Europeo ha approvato una modifica allo status di protezione dei lupi, cambiando la loro classificazione da “strettamente protetti” a “protetti”. Questo cambiamento consente agli Stati membri di avere maggiore flessibilità nella gestione delle popolazioni di lupi, con l’obiettivo di migliorare la coesistenza con gli esseri umani. Ma cosa significa per i lupi e per gli ecosistemi che abitano?
Il Parlamento europeo ha affermato che i Paesi dell’UE potranno procedere con meno restrizioni riguardo agli abbattimenti, ma dovranno garantire un “buono stato di conservazione” della specie. Luis Walcher, assessore alle Foreste della Provincia di Bolzano, ha dichiarato che il declassamento dello status di protezione del lupo è un passo importante per adottare misure mirate e ridurre l’impatto sull’agricoltura alpina. Questa posizione trova sostegno anche in Maurizio Fugatti, presidente della provincia di Trento, che ha autorizzato abbattimenti di lupi in risposta a predazioni documentate. Tuttavia, è cruciale notare che in Trentino un ricorso presentato dalle associazioni ha portato alla sospensione di un decreto di abbattimento, dimostrando la complessità legale di queste decisioni.
Le reazioni della società civile
Il caso dell’abbattimento del lupo ha generato un acceso dibattito tra le diverse fazioni della società. Da un lato, agricoltori e autorità locali vedono l’abbattimento come una necessità per proteggere i loro beni. Dall’altro, organizzazioni animaliste e molti cittadini si oppongono a queste misure, temendo che possano segnare l’inizio di una nuova era di abbattimenti indiscriminati. Ma quale futuro vogliamo per la nostra fauna selvatica?
Le critiche non si limitano solo alla legittimità dell’abbattimento, ma riguardano anche l’efficacia delle misure di prevenzione che avrebbero potuto evitare tali situazioni. In questo contesto, è fondamentale che le autorità considerino con attenzione tutte le implicazioni etiche e pratiche delle loro decisioni. La gestione della fauna selvatica non è solo una questione di sicurezza agricola, ma anche di responsabilità verso la biodiversità e gli ecosistemi. La situazione attuale richiede un dialogo aperto e costruttivo tra tutte le parti interessate, affinché si possano trovare soluzioni sostenibili e rispettose della vita animale.