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Negli ultimi tempi, una significativa onda di sostegno si è diffusa in tutta Europa, sollecitando un’azione decisiva per eliminare la pratica dannosa della pesca a strascico<\/strong> all’interno delle aree marine protette<\/em> (AMP). Cittadini, scienziati e comunità di pescatori si uniscono in un coro che chiede ai leader europei di prendere posizione per la salute dei nostri oceani.
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Il crescente slancio per il cambiamento<\/h2>
Quest’anno ha segnato una mobilitazione senza precedenti verso il divieto della pesca a strascico nelle zone marine protette. Il processo di consultazione per il Pact for the Ocean dell’UE<\/strong> ha registrato una risposta travolgente, con oltre 250.000 firme raccolte su petizioni che chiedono un divieto. Sono state avviate azioni legali, e i tribunali si sono costantemente schierati a favore degli sforzi di conservazione. Esiste un crescente insieme di evidenze scientifiche che documentano i vantaggi ecologici e sociali del passaggio a metodi di pesca meno distruttivi.<\/p>
Storie di successo dagli stati membri
Paesi come Svezia e Grecia hanno già introdotto divieti alla pesca a strascico nei loro area marine protette, mentre Danimarca sta seguendo l’esempio limitando queste pratiche nel 19% delle proprie acque. Questa tendenza dimostra non solo un impegno per la salvaguardia degli ecosistemi marini, ma anche una comprensione collettiva della necessità di pratiche di pesca sostenibili.
La posizione del commissario e le implicazioni
In una recente discussione con il Comitato PECH, il commissario Kadis ha espresso una posizione cauta riguardo al divieto totale della pesca a strascico nei MPA. Ha dichiarato: “Non sono favorevole a una soluzione unica per tutti”, suggerendo che i piani di gestione potrebbero consentire alcune attività se ritenute compatibili con gli obiettivi di conservazione. Tuttavia, questa prospettiva solleva preoccupazioni circa la presenza storica della pesca a strascico in aree sensibili come i siti Natura 2000.
I rischi di un approccio caso per caso
Sebbene le valutazioni caso per caso possano sembrare pratiche, esse rischiano di perpetuare l’attuale situazione. Questo approccio potrebbe consentire la continuazione di pratiche dannose sotto il pretesto di piani di gestione personalizzati, contravvenendo ai principi di precauzione e prevenzione stabiliti nel Trattato di Lisbona. In qualità di biologo, il Commissario è consapevole che la pesca a strascico provoca danni gravi agli habitat marini, alle specie e agli ecosistemi, rendendola fondamentalmente incompatibile con gli obiettivi di protezione delle Aree Marine Protette (AMP).
Richieste di azioni più forti e responsabilità
È necessario chiarire e adottare misure decisive riguardo la pesca a strascico. La Direttiva Habitat sottolinea l’importanza di valutazioni individuali delle attività nelle aree protette, imponendo che tali valutazioni siano effettuate prima di autorizzare qualsiasi azione che possa avere effetti significativi. Pertanto, la posizione predefinita dovrebbe essere che la pesca a strascico nei siti Natura 2000 sia illegale, a meno che non si dimostri il contrario.
Opinione pubblica e priorità degli stakeholder
La mancata adozione di una posizione decisa contro la pesca a strascico contrasta con gli obiettivi delineati nel Piano d’azione marittimo e potrebbe compromettere la credibilità del Pact for the Ocean. Il sentimento pubblico è chiaramente favorevole a un divieto, come dimostrato dal supporto del 73% dei cittadini dell’UE per questa iniziativa. Inoltre, il 76% della flotta di pesca dell’UE è composto da pescatori artigianali, che generano un numero maggiore di posti di lavoro con un impatto ambientale ridotto rispetto alle operazioni di pesca industriale.
Il futuro della pesca sostenibile
La recente Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani a Nizza ha messo in luce le contraddizioni legate alla pesca a strascico nei marine protected areas. Sebbene il Patto per l’Oceano mirasse a tracciarne un nuovo percorso, si è rivelato insufficiente, limitandosi a ribadire obiettivi ambiziosi senza impegni concreti. Si sollecita il Commissario Kadis a svolgere un ruolo di leadership, integrando obiettivi vincolanti nella legislazione oceanica, con l’obiettivo di eliminare pratiche di pesca distruttive come la pesca a strascico.
La questione va oltre la biodiversità e la resilienza climatica; include equità, sicurezza alimentare e la sopravvivenza delle comunità costiere europee. Il tempo per l’indecisione è scaduto e risulta fondamentale che la Commissione si allinei con le voci dei cittadini e dei pescatori, piuttosto che cedere agli interessi industriali. La storia giudicherà l’efficacia della leadership non sulla retorica, ma sulle concrete protezioni garantite ai mari europei e alle comunità che su di essi fanno affidamento.