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Milano ordina: uccidete Borsellino

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Alfio Caruso non usa mezzi termini per dire la sua sulla strage di Via D'Amelio. Dopo ben diciotto anni non si sa ancora chi azionò il telecomando che fece detonare la 126 piazzata davanti la casa del giudice, creando un vero e proprio cratere in città. Un'agenda piena zeppa di incontri, ipotes...

il nuovo libro di Alfio Caruso

Alfio Caruso non usa mezzi termini per dire la sua sulla strage di Via D’Amelio. Dopo ben diciotto anni non si sa ancora chi azionò il telecomando che fece detonare la 126 piazzata davanti la casa del giudice, creando un vero e proprio cratere in città. Un’agenda piena zeppa di incontri, ipotesi investigative, pensieri e confidenze che Paolo Borsellino usava basandosi anche sul lavoro svolto con Falcone sparì nel nulla. Troppo sgomento e fretta hanno archiviato la strage di Via D’Amelio che dopo anni assume sempre più i contorni di una strage di Stato. Alfio Caruso nel suo libro intende allargare gli orizzonti di chi crede ancora che ciò che è accaduto in Sicilia nel 1992 sia circoscritto alla realtà isolana. Oltre l’ipotesi della trattativa tra servizi segreti, Stato e mafia Caruso apre la pista del grande mercato della droga a Milano che la mafia aveva ormai conquistato, allacciandosi in maniera indissolubile ai grandi capitali finanziari ed ai loro interessi. Ecco perché eliminare Borsellino: occorre togliere di mezzo chi potrebbe spostare l’attenzione della lotta alla mafia al di là dei confini di Monte Pellegrino ed arrivare all’ombra del Duomo di Milano. Nomi e cognomi eccellenti, una cabina di regia milanese descritta con dovizia di particolari in una ricostruzione coerente che non ha la pretesa di essere la “verità alternativa” sulle stragi, ma ne compone uno dei tasselli.

Borsellino mostrava di conoscere determinate vicende; mostrava soprattutto di non avere alcuna ritrosia a parlare dei rapporti tra mafia e grande imprenditoria del Nord, a considerare normale che le indagini dovessero volgere in quella direzione; non manifestava alcuna sudditanza psicologica, anzi una chiara propensione ad agire con gli strumenti dell’investigazione penale senza rispetto per alcun santuario e senza timore del livello al quale potessero attingere le sue indagini, confermando la tesi degli intervistatori che la mafia era non solo crimine organizzato, ma anche connessione e collegamenti con ambienti insospettabili dell’economia e della finanza.”
Dalla sentenza d’appello del processo “Borsellino bis”, Caltanissetta, 18 marzo 2002

Il libro sarà presentato ufficialmente oggi presso la libreria Flaccovio di via Ruggero Settimo