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Morta Anna Laura Braghetti, ex brigatista e figura chiave del sequestro di Aldo Moro

Anna laura braghetti aldo moro

Anna Laura Braghetti e Aldo Moro: dal ruolo nel rapimento all’attività sociale, la morte di una figura controversa degli anni di piombo.

È morta a 72 anni Anna Laura Braghetti, ex militante della colonna romana delle Brigate Rosse e protagonista del sequestro di Aldo Moro. Fu lei ad affittare e vivere nell’appartamento di via Montalcini a Roma, dove lo statista rimase prigioniero per 55 giorni, e negli anni successivi si dedicò al lavoro sociale a favore di detenuti ed ex detenuti, cercando di trasformare la propria esperienza in riflessione e impegno concreto.

Il ricordo della famiglia e l’impegno sociale di Anna Laura Braghetti

La notizia della morte è stata diffusa dalla famiglia con un messaggio commosso:

“Ci ha lasciati la nostra cara Anna Laura circondata dall’amore dei famigliari e degli amici. I funerali si svolgeranno in forma strettamente riservata. La sua comunità degli affetti”.

Anche il fratello Gianluca Peciola, attivista ed ex consigliere comunale, ha ricordato il suo impegno negli ultimi anni:

“Eri sempre col pensiero a cercare di risolvere i problemi degli altri. A trovare un posto protetto per chi non aveva protezione… Perché stavi dove l’umanità chiamava. Ciao Lalla, ti voglio bene.”

Negli anni del carcere e dopo la scarcerazione, Braghetti trasformò la propria esperienza in un’attività concreta di sostegno verso chi viveva situazioni di marginalità o sofferenza.

Morta Anna Laura Braghetti, l’ex brigatista che fu la carceriera di Aldo Moro

Si è spenta a 72 anni Anna Laura Braghetti, figura centrale della colonna romana delle Brigate Rosse e protagonista del sequestro di Aldo Moro. Secondo le ricostruzioni, fu lei ad affittare e abitare l’appartamento di via Camillo Montalcini a Roma, divenuto noto come la “prigione del popolo” dove lo statista rimase prigioniero per 55 giorni.

Nata nella capitale il 3 agosto 1953, Braghetti proveniva dalla piccola borghesia e lavorava come impiegata quando, negli anni Settanta, si avvicinò progressivamente alla sinistra extraparlamentare, fino a entrare nelle Brigate Rosse. Come raccontò anni dopo:

“La mia scelta di entrare in un’organizzazione armata è stata il frutto di un lungo, lento corteggiamento, un avvicinamento graduale, come un meccanismo che scatta clic dopo clic, fino al momento finale in cui la macchina è avviata in tutta la sua potenza”.

Durante la clandestinità, Braghetti prese parte ad alcune delle azioni più cruente della colonna romana, tra cui la sparatoria di piazza Nicosia nel 1979 e l’omicidio del vicepresidente del Csm Vittorio Bachelet nel 1980. Arrestata il 27 maggio dello stesso anno, fu condannata all’ergastolo e rimase in carcere fino al 2002. Negli anni successivi, si dedicò a un impegno sociale, lavorando a favore di detenuti ed ex detenuti, e raccontò la sua esperienza nei libri Nel cerchio della prigione e Il prigioniero, quest’ultimo fonte d’ispirazione per il film di Marco Bellocchio Buongiorno, notte.

Sul suo passato, Braghetti rifletteva con lucidità:

“Cercavo un modo per cambiare il mondo e tentavo di capire se le Brigate Rosse fossero lo strumento per far diventare realtà il sogno rivoluzionario. Ma quel sogno si è trasformato in incubo“.