Il procedimento giudiziario legato alla morte del giornalista Andrea Purgatori entra in una fase cruciale. Il gup di Roma ha autorizzato l’ingresso come responsabili civili delle cliniche dove il 70enne era stato in cura e di una compagnia assicurativa, ampliando così il raggio delle responsabilità da accertare.
Morte Andrea Purgatori, le accuse ai medici e gli errori diagnostici
La Procura di Roma aveva chiuso le indagini lo scorso dicembre, chiedendo il rinvio a giudizio per il radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi, la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo e il cardiologo Guido Laudani. Secondo l’impianto accusatorio, la diagnosi iniziale di metastasi cerebrali, risultata infondata, portò a terapie inutili e debilitanti che distolsero l’attenzione dalle vere cause del malessere: ischemie non riconosciute e un’endocardite infettiva.
Una perizia medico-legale ha descritto la vicenda come una “catastrofica sequenza di errori ed omissioni”, sottolineando che un approccio tempestivo e corretto avrebbe potuto garantire a Purgatori un tempo di sopravvivenza maggiore.
Morte Andrea Purgatori, via libera del Gup: cliniche e assicurazione coinvolte nel processo
Nel corso dell’udienza preliminare, il giudice ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile da parte dei familiari del giornalista e dell’associazione Cittadinanzattiva. Contestualmente, è stato dato il via libera alla citazione di due strutture sanitarie private e di una compagnia assicurativa, chiamate a rispondere come responsabili civili. La prossima udienza è stata fissata per il 20 febbraio, quando le cliniche coinvolte dovranno comparire in aula per discutere la loro posizione.