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Nuove nomine nel NITAG: la controversia esplode

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Le nuove nomine nel NITAG accendono polemiche: chi sono i medici critici e perché la comunità scientifica è in allerta?

Il 5 agosto, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha firmato un decreto che ha portato alla nomina di nuovi membri nel Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni (NITAG). Questa scelta ha subito innescato polemiche accese, specialmente per l’inclusione di due figure che hanno espresso posizioni critiche sui vaccini. Un vero e proprio dibattito si è acceso all’interno della comunità scientifica e politica.

Ma cosa significa tutto questo per la salute pubblica?

Le nomine e le reazioni immediate

Roberto Parrella, presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, assume ora il ruolo di vertice nel NITAG. Tra i ventidue membri nominati, spiccano i nomi di Paolo Bellavite e Eugenio Serravalle, entrambi noti per aver sollevato dubbi e critiche riguardo ai vaccini, compresi quelli contro il Covid-19. La reazione è stata immediata e durissima: molti colleghi e rappresentanti della stampa hanno definito le loro posizioni come “antiscientifiche”. Ma è davvero giusto etichettare così le opinioni di chi mette in discussione il consenso comune?

Al centro della polemica c’è la percezione che Schillaci abbia aperto le porte del NITAG a esponenti con legami con l’industria farmaceutica, mentre i due medici critici sono stati etichettati come “no vax”. La comunità scientifica è spaccata: alcuni chiedono la revoca delle nomine, mentre altri difendono il diritto al dibattito scientifico. Il Patto Trasversale per la Scienza, guidato da Guido Silvestri e Roberto Burioni, ha persino lanciato una petizione su Change.org, raccogliendo oltre 14.000 firme in pochi giorni. È questo il segnale di una crisi più profonda nel modo in cui discutiamo di scienza e salute pubblica?

Il dibattito scientifico in crisi

La situazione attuale riflette una tendenza preoccupante nei dibattiti pubblici: la demonizzazione di chi esprime opinioni critiche. Bellavite, con un H-Index di 51, supera in prestigio internazionale figure come Roberto Burioni e Fabrizio Pregliasco, ma ciò non ha impedito la campagna di discredito nei suoi confronti. È triste constatare che il confronto scientifico è stato sostituito da una gogna mediatica, dove le critiche vengono ridotte a semplici etichette di discredito. Come possiamo sperare di progredire se non siamo disposti a discutere apertamente?

Serravalle, dal canto suo, ha sollevato interrogativi etici sulle vaccinazioni pediatriche, mettendo in discussione la relazione tra rischi e benefici. Ha affermato: «I vaccini possono causare reazioni avverse anche gravi», sottolineando l’importanza di un approccio prudente. Tuttavia, queste posizioni sono state immediatamente ricondotte al frame “no vax”, un’etichetta che implica pericolo pubblico. Non sarebbe più utile discutere le preoccupazioni in modo costruttivo piuttosto che ridurre il dibattito a slogan?

Conflitti di interesse e doppi standard

Un ulteriore elemento di discussione riguarda i potenziali conflitti di interesse all’interno del NITAG. Mentre i critici di Bellavite e Serravalle sono stati prontamente attaccati, altri membri del comitato, come Emanuele Montomoli, con legami diretti all’industria farmaceutica, sono stati trascurati dalla critica. Montomoli è fondatore e direttore scientifico di VisMederi, un’azienda biotecnologica coinvolta nello sviluppo di vaccini, ma questo non sembra aver suscitato le stesse preoccupazioni. Questa disparità di trattamento solleva interrogativi sulla trasparenza e sull’integrità del comitato stesso. Come possiamo fidarci di un sistema che non è in grado di giudicare equamente i suoi membri?

In conclusione, la nomina dei nuovi membri del NITAG ha scatenato un acceso dibattito, mettendo in luce le divisioni all’interno della comunità scientifica. Mentre alcuni chiedono una maggiore apertura al dibattito critico, altri rispondono con veemenza, temendo che le posizioni di Bellavite e Serravalle possano minare la fiducia pubblica nei vaccini. Il futuro delle politiche vaccinali in Italia sembra essere appeso a un filo, in un contesto in cui il dibattito scientifico deve trovare un equilibrio tra prudenza e innovazione. E tu, da che parte stai?