Un episodio di violenza estrema ha scosso la comunità, con l’omicidio di Manuel Mastrapasqua, ucciso per un motivo futile: un paio di cuffie wireless. Il caso ha sollevato dibattiti sul senso di giustizia e sulla gravità delle pene inflitte in situazioni di criminalità legate a beni di poco valore, ma con conseguenze tragiche.
La condanna di Daniele Rezza, autore dell’omicidio, segna un momento importante per la giustizia nel riconoscere la serietà di questo gesto violento.
Omicidio a Rozzano: la morte di Manuel Mastrapasqua durante una rapina
I fatti che hanno portato alla condanna di Daniele Rezza risalgono alla notte tra il 10 e l’11 ottobre 2024, nel comune di Rozzano, situato nella periferia sud di Milano. Manuel Mastrapasqua, mentre rientrava a casa dopo il lavoro, sarebbe stato avvicinato da Rezza, che lo avrebbe minacciato con un coltello per farsi consegnare un paio di cuffie wireless.
Inizialmente, la vittima avrebbe ceduto le cuffie all’aggressore, ma in un momento di resistenza ha tentato di riprendersi l’oggetto. A quel punto, Rezza avrebbe reagito violentemente, infliggendo a Mastrapasqua una coltellata al torace.
Il 31enne è stato trasportato d’urgenza alla clinica Humanitas, la struttura ospedaliera più vicina, ma è deceduto poco più di un’ora dopo il ricovero, a causa della gravità della ferita.
Omicidio Manuel Mastrapasqua, Daniele Rezza condannato: la sentenza
Daniele Rezza è stato condannato a 27 anni di carcere per l’omicidio di Manuel Mastrapasqua. La sentenza, più severa rispetto alla richiesta della Procura di 20 anni, ha visto la corte contestargli i reati di omicidio e rapina, considerati connessi tra loro ma non legati da un nesso teleologico.
Il nesso teleologico, quando riconosciuto, rappresenta un’aggravante che aumenta la pena del reato considerato “mezzo”, cioè quello commesso per permettere un secondo reato “fine”. In questo caso, il tribunale non ha ritenuto provata questa dinamica: Rezza non avrebbe ucciso Mastrapasqua con l’intenzione diretta di rapinarlo, ma l’omicidio sarebbe avvenuto nel corso del tentativo di sottrargli le cuffie.
Il tribunale di Milano ha riconosciuto a Rezza le attenuanti generiche, escludendo quasi tutte le aggravanti più gravi che si sarebbero potute applicare nel caso. Tra le aggravanti accolte figurano l’aver agito durante le ore notturne e il movente futili e abietti; tuttavia, l’effetto combinato di queste aggravanti è stato annullato proprio dalle attenuanti generiche.
Inoltre, la corte ha stabilito un risarcimento per i familiari della vittima, da definire in sede civile.