Il caso di Sharon Verzeni a Terno d’Isola è uno dei crimini più controversi degli ultimi anni in provincia di Bergamo, per la sua brutalità e per le incertezze emerse nel corso delle indagini. Oggi prende il via il processo: Moussa Sangare, l’uomo accusato dell’omicidio, è comparso in tribunale e ha ritirato la sua precedente confessione.
Omicidio Sharon Verzeni: gli elementi che collegano Sangare al delitto
Nonostante le ritrattazioni, gli inquirenti hanno raccolto elementi che legano Sangare all’omicidio. La vittima è stata trovata accoltellata dopo un incontro casuale, mentre correva per strada, e l’indagine si è basata su una combinazione di testimoni oculari, analisi del DNA e video sorveglianza. I testimoni, Amin Ettayeb e Mohamed Ghannamy, hanno confermato di aver visto Sangare in bici nella zona la notte del delitto, mentre le tracce genetiche di Sharon rinvenute sulla bicicletta dell’uomo hanno rafforzato l’accusa.
La perizia psichiatrica ha evidenziato come Sangare, pur soffrendo di disturbi di personalità narcisistica e antisociale, fosse in grado di intendere e volere al momento dei fatti.
La Procura ha così dovuto ricostruire un caso complesso, seguendo piste che includevano la vita privata della vittima e i circuiti di videosorveglianza fino all’individuazione dell’“uomo in bici”. L’omicidio di Sharon, secondo le indagini, non ha alcun movente.
Omicidio Sharon Verzeni, al via il processo: Moussa Sangare ritratta
Moussa Sangare, 31 anni, è comparso oggi davanti alla Corte d’Assise di Bergamo, imputato per l’omicidio di Sharon Verzeni, uccisa a coltellate tra la notte del 29 e 30 luglio 2024 a Terno d’Isola. Contrariamente alla confessione iniziale, l’uomo ha dichiarato di essere estraneo al delitto:
“Passavo di lì in bici e ho visto Sharon che litigava con un uomo. Ho capito che la vicenda sarebbe finita male e non volevo entrare in questa situazione, così sono andato via“, viene riportato dall’ANSA, aggiungendo di essersi poi liberato dei vestiti e del coltello per paura di essere coinvolto.
Sangare ha inoltre sostenuto di essere stato ripreso dalle telecamere solo mentre transitava nella zona, e di non comprendere la presenza del DNA della vittima sulla sua bicicletta: “Questa è l’unica cosa che non mi spiego“.
L’avvocato Giacomo Maj, come riportato da Sky Tg24, ha ribadito che il suo assistito si considera solo un testimone dei fatti: “Ha sostenuto in aula quello che sostiene da qualche mese“.
L’udienza odierna ha visto anche l’intervento della famiglia di Sharon e del compagno della donna, Sergio Ruocco. Bruno Verzeni, padre della vittima, ha espresso il dolore per la ritrattazione:
“Pur avendone avuta tutta la possibilità, non ha voluto chiedere scusa… abbiamo constatato che non ha alcun rimorso e questo ci fa molto male“. Il legale della famiglia ha definito la versione di Sangare “totale inattendibile“, osservando come si tratti della terza versione diversa raccontata dall’imputato dall’inizio delle indagini.