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Operazione militare israeliana a Gaza: escalation del conflitto

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Intensificati gli attacchi israeliani a Gaza City, mentre la situazione umanitaria si aggrava.

AGGIORNAMENTO ORE 23:00 – Un’ora prima di mezzanotte, le forze armate israeliane hanno avviato l’operazione “Carri di Gedeone 2” contro Hamas, considerato un gruppo terroristico da Stati Uniti e Unione Europea. L’operazione si concentra sui quartieri nord-occidentali di Gaza City, ultima roccaforte del movimento islamista armato. Il conflitto nella regione ha raggiunto un nuovo apice di violenza, con attacchi aerei e bombardamenti che hanno scosso la popolazione civile.

Attacchi aerei e conseguenze immediate

Il cielo è stato illuminato da bombe illuminanti mentre i caccia israeliani hanno lanciato missili, supportati da colpi incessanti di artiglieria e droni. Le esplosioni sono state così potenti da essere avvertite anche nel centro di Israele. Secondo i media locali, si sono registrati 37 attacchi in soli 20 minuti, provocando una fuga di massa dalla zona nord-occidentale di Gaza City. I tank israeliani hanno invaso via Al-Jalaa, mentre i bombardamenti hanno ridotto in macerie numerosi edifici.

Una funzionaria della sicurezza israeliana ha dichiarato alla tv pubblica Kan che “l’IDF sta attaccando con forza”. Le autorità sanitarie, sotto il controllo di Hamas, segnalano decine di morti tra i civili in poche ore, con oltre 30 vittime registrate all’ospedale Shifa. Tuttavia, le fonti locali non sono indipendenti e i dati potrebbero essere influenzati da pressioni politiche. I quartieri densamente popolati come Sheikh Radwan e Tel al-Hawa hanno subito danni catastrofici, costringendo molti civili a cercare rifugio a sud.

La risposta di Hamas e la situazione dei civili

In risposta all’offensiva, Hamas ha cominciato a lanciare razzi verso il sud di Israele, dimostrando la propria capacità di resistenza. I militanti, spesso mescolati tra i civili, si muovono con equipaggiamento leggero e utilizzano ordigni nascosti per ostacolare le operazioni dell’IDF. Nel frattempo, la leadership militare del gruppo islamista ha coordinato azioni di guerriglia, impedendo ai residenti di evacuare verso zone sicure indicate dall’IDF. Attualmente, circa 700.000 persone sono rimaste a Gaza City mentre 320.000 si sono trasferite a sud.

Le zone designate come rifugi sicuri dall’IDF sono sovraffollate, rendendo difficile l’accesso. Molti civili, tra cui famiglie con bambini, si trovano intrappolati in un conflitto che sembra non avere fine. Le autorità internazionali stanno monitorando la situazione con estrema attenzione, poiché i rischi di una crisi umanitaria si fanno sempre più reali.

Reazioni internazionali e tensioni crescenti

Il vertice di emergenza dei Paesi arabi e musulmani è iniziato a Doha in risposta all’attacco israeliano. Durante una conferenza stampa, il premier israeliano Netanyahu ha dichiarato: “Ci assumiamo la piena responsabilità, perché i terroristi non possono avere rifugi sicuri. L’abbiamo fatto da soli”. Il presidente USA, Trump, ha minacciato Hamas dopo aver appreso che alcuni ostaggi erano stati utilizzati come scudi umani. “Questa è un’atrocità umana”, ha affermato, esortando alla liberazione dei prigionieri.

Le famiglie degli ostaggi hanno marciato verso la residenza del primo ministro a Gerusalemme, temendo per la vita dei loro cari. Netanyahu ha avviato l’operazione militare dopo una giornata di intense trattative. La popolazione civile continua a vivere nel terrore, intrappolata tra le esplosioni e i bombardamenti, mentre ogni ora porta con sé nuove vittime.

La crisi umanitaria a Gaza City è destinata a peggiorare, con la situazione che si fa sempre più critica. Israele ha avvisato che questa è solo la fase iniziale di una campagna militare su larga scala contro Hamas, lasciando presagire un conflitto che potrebbe durare a lungo.