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Pandemie 2025, l’OMS approva il piano globale: l’Italia si sfila e sceglie l’astensione

pandemie 2025

L’OMS approva lo storico accordo per affrontare le pandemie 2025. Undici Paesi si astengono, tra cui l’Italia. Resta acceso il dibattito sulla sovranità sanitaria e sulle responsabilità globali.

Il 22 maggio a Ginevra 2025, un passo storico: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha approvato il primo accordo globale per prevenire e gestire le pandemie. Dopo anni difficili segnati dal Covid-19, la comunità internazionale ha scelto di stringere i ranghi. Ma l’Italia? Non ha detto sì, e questa decisione ha acceso un dibattito acceso.

L’accordo e il nodo italiano sulle pandemie 2025

Dopo tre anni di negoziati, la 78ª Assemblea Mondiale della Sanità ha adottato l’Accordo pandemico disponibile in caso di pandemie appunto, un documento che dovrebbe cambiare per sempre il modo in cui il mondo affronta le emergenze sanitarie. Si parla di equità nell’accesso a vaccini, terapie e strumenti diagnostici. Di un coordinamento internazionale più efficace. Di un sistema multilaterale che garantisca produzione locale e trasferimento tecnologico. Insomma, un progetto ambizioso, quasi una nuova architettura sanitaria globale.

Ma tra i 124 sì, ci sono 11 astensioni. Tra queste, anche l’Italia. Il testo è ancora in fase di ratifica, ma punta a rafforzare la risposta globale alle crisi sanitarie. L’Italia si è astenuta, motivando la scelta con la tutela della sovranità nazionale e un atteggiamento prudente, in attesa dei dettagli ancora da definire.

Una scelta che ha diviso, specie considerando che altri paesi – Iran, Israele, Russia – hanno fatto lo stesso. L’accordo infatti prevede un quadro giuridico vincolante, in 35 articoli, e un meccanismo di condivisione rapida di dati e risorse in caso di emergenza.

Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha definito il patto «una vittoria per la salute pubblica», ma l’Italia – da sempre attenta alla difesa della propria autonomia – ha preferito aspettare. Forse un po’ di scetticismo ma anche il tentativo di evitare compromessi troppo affrettati.

Cosa cambia davvero con le pandemie 2025

L’accordo per il 2025 non vuole essere solo un pezzo di carta. L’obiettivo nella teoria vorrebbe essere quello di rafforzare i sistemi sanitari nazionali in caso di pandemie, promuovere la produzione locale di vaccini e strumenti medici, creare una rete globale di logistica per forniture sanitarie. La finalità è chiara: ci si vorrebbe preparare al meglio, agire più rapidamente e in modo coordinato per evitare i disastri vissuti durante il Covid.

Un altro punto cruciale è il sistema di condivisione di agenti patogeni e dei benefici che ne derivano, il cosiddetto Pabs. Le aziende farmaceutiche partecipanti dovranno garantire, in caso di pandemia, l’accesso a una quota dei loro vaccini e test, almeno al 20% della produzione in tempo reale. Di questi, almeno il 10% sarà donato, mentre il resto venduto a prezzi accessibili. Si tratta di una rivoluzione nella gestione delle emergenze, che punta a ridurre le disuguaglianze fra Paesi ricchi e poveri.

Il testo deve ancora essere ratificato e perfezionato, ma vorrebbe essere quantomeno un primo passo fondamentale verso un mondo più preparato a future crisi sanitarie. L’astensione italiana riflette un approccio prudente, in attesa di ulteriori chiarimenti e sviluppi.