> > **Pd: tensioni minoranza, Bonaccini 'deleterio discutere tra noi mentre ...

**Pd: tensioni minoranza, Bonaccini 'deleterio discutere tra noi mentre si va al voto'**

default featured image 3 1200x900

Roma, 19 set. (Adnkronos) - "Abbiamo fatto proprio un bel capolavoro: Schlein convoca la Direzione dopo 7 mesi, a 5 giorni dal voto nelle Marche - e quindi non si discute-, e la minoranza che fa? Si divide e litiga. Complimenti...". Un dirigente di Energia Popolare sintetizza così i...

Roma, 19 set. (Adnkronos) – "Abbiamo fatto proprio un bel capolavoro: Schlein convoca la Direzione dopo 7 mesi, a 5 giorni dal voto nelle Marche – e quindi non si discute-, e la minoranza che fa? Si divide e litiga. Complimenti…". Un dirigente di Energia Popolare sintetizza così il dibattito di queste ore interno al Pd che vede il forfait di un pezzo dell'area riformista dalla riunione della componente di domani e dalla Direzione convocata per martedì.

Ce l'hanno con Elly Schlein per una 'Direzione elettorale' dove non sarà possibile, per ovvi motivi, un confronto ma anche con Stefano Bonaccini, referente di Energia Popolare, che da presidente Pd convoca la Direzione.

Una dialettica all'interno di Energia Popolare va avanti da mesi tra una parte più 'dialogante' con la segretaria Schlein e uno 'zoccolo duro' che vorrebbe un approccio più incalzante. A sera, arrivando da ospite alla festa dei giovani di Fdi, è lo stesso Bonaccini a intervenire nel dibattito interno al Pd. Intanto per dire che non si sente affato "sfiduciato" dalla componente riformista dem. Per rivendicare il 'peso' dell'area, innanzitutto in termini di candidati alle prossime regionali. E infine per rimarcare l'effetto "deleterio" di una discussione "autoreferenziale" alla vigilia della tornata di elezioni regionali. "Dopo le regionali, discuteremo di tutto". Il timing indicato dal presidente Pd.

"Io sono molto sereno e non mi sono nemmeno sentito attaccato. Se vi faccio vedere il telefono è pieno di centinaia di messaggi" e dicono "non mollare", dice Bonaccini. E ancora: "Se mi chiedete se qualcuno questa mattina mi ha chiesto la fiducia o la sfiducia, non ne ho trovato uno. Mi chiedono tutti della sanità, della scuola, del lavoro, dell'impresa. Stiamo attenti a non cadere in un dibattito tutto autoreferenziale".

Bonaccini ribadisce che per lui "il tempo delle correnti e correntine" è finito, che non si sente "minoranza di niente" e che semmai nel Pd "c'è una grande area politica, riformista. Che peraltro incide parecchio perché se andate a vedere la rappresentanza chi si candida alla guida nelle regioni, ed è successo in tanti comuni, ha una certa impronta: le liste saranno piene di tantissimi candidati e candidate che potremmo chiamare riformisti o riformiste".

Quindi "ogni opinione è rispettabile" ma dire che i riformisti non contano nel Pd, "vuol dire non saper leggere chi sono i candidati e i numeri. Le ultime europee sono andate bene, credo, anche per un contributo robusto in termini di preferenza dei candidati riformisti, non devo ricordare di chi, giusto?". Dunque, rimarca, "credo che sarebbe abbastanza deleterio andare a discutere di noi mentre si vota, da qui a novembre, in sette regioni che complessivamente valgono oltre un terzo degli aventi diritto nel paese, che quindi è un test nazionale". Per il presidente dem "le somme si tireranno dopo le ultime tre regionali di novembre".

Quando, "noi avremo modo lì di discutere se nel Pd va discusso un po' di più, in che modo dobbiamo discutere, cosa c'è da costruire per battere Meloni alla destra fra due anni, perché quello per me è l'unico obiettivo che conta, e soprattutto un centrosinistra che diventi alternativa, come ci deve stare, come i riformisti possono portare un contributo che per me non è mai di nomi e cognomi, ma è di idee". Chiude Bonaccini: "Sono tutti amici e amiche che stimo, dopodiché ragioneremo insieme. Ognuno prenderà la strada che preferisce e che crede perché ci mancherebbe altro. Io penso che quello che abbiamo fatto, ha dato una mano al Pd a crescere. Adesso dobbiamo fare di tutto per far andare bene il Pd alle Regionali. E siccome le regionali non sono le politiche, dopo serve un'agenda nuova, una prospettiva nuova perché non basta nemmeno solo unire".