Roma, 29 mag. (Adnkronos) – Professori, intellettuali, scrittori: il mondo della cultura si sta mobilitando per i referendum dell’8 e 9 giugno sul lavoro e la cittadinanza. L’invito è chiaro e diretto: 'Andate a votare'. Da Alessandro Barbero a Tomaso Montanari, da Antonio Scurati a Gabriella Genisi, da Carlo Lucarelli a Maurizio De Giovanni e Andrea Vitali: sono tanti i testimonial che hanno voluto dire la loro direttamente sui social network della Cgil, promotrice di 4 dei 5 quesiti referendari.
"Il referendum è il momento in cui la nostra democrazia assomiglia a quella degli antichi Ateniesi, in cui tu sei lì sulla collina, hai l’ordine del giorno e gridi 'Voglio questa cosa' oppure 'Non la voglio' e la maggioranza vince. Pare sia il caso di tener vivo nella nostra democrazia qualcosa che ancora ci ricollega alle radici di questo modo di stare insieme", sono le parole del prof più amato d’Italia, Alessandro Barbero.
"L’8 e il 9 giugno abbiamo la grandissima occasione di riprendere in mano la nostra democrazia. La democrazia è fatta di diritti ed è fatta di persone, e negli ultimi anni abbiamo distrutto i diritti, e così abbiamo distrutto le persone", dice invece Tomaso Montanari. "È sul lavoro che si fonda la nostra democrazia. Abbiamo perso un po’ la testa negli ultimi anni e abbiamo eroso questi diritti, e abbiamo dato un grande potere ai padroni, a chi sta sopra, a chi ha già la forza. Ma la Costituzione e le leggi servono a difendere i diritti di chi non ha forza e potere. Questi referendum – aggiunge lo storico dell’arte e rettore dell’università per stranieri di Siena – sono un’occasione per invertire la rotta, per il lavoro e anche per dare diritti a chi vive nel nostro Paese, in pace, perché una democrazia e una repubblica non si fondano sulle disuguaglianze. Andiamo a votare e votiamo sì, perché le democrazie sono in pericolo in tutto il mondo, in tutto l’Occidente, e la nostra non fa eccezione".
"Votare è un esercizio di democrazia", dichiara invece l’autore di 'M' Antonio Scurati. "Vorrei invitare tutti i democratici di sinistra, di centro e di destra: votate, andare a votare è un gesto democratico, la democrazia va custodita. Poi – prosegue lo scrittore – io voto sì perché l’Italia è un Paese fondato sul lavoro e oggi l’Italia purtroppo sfrutta il lavoro, anche il lavoro legale. Gli stipendi sono bassissimi e le garanzie sono sempre meno". "Andrò a votare cinque sì perché i diritti non tolgono nulla a nessuno, anzi, aggiungono per tutti", dice Gabriella Genisi, autrice della serie gialla di Lolita Lobosco, approdata al cinema con Luisa Ranieri.
Altri due giallisti, Carlo Lucarelli e Maurizio De Giovanni hanno le idee chiare: "Io andrò a votare perché è un dovere, perché è un diritto ma soprattutto perché serve, perché il mio voto riguarderà cose importantissime come il lavoro e i diritti civili", spiega Lucarelli. "Andare a votare significa contribuire a una battaglia di civiltà", dice De Giovanni, autore della serie dei bastardi di Pizzofalcone. "Questi referendum sono un ultimo baluardo alla salvaguardia di una correttezza nei rapporti di lavoro, alla sicurezza sul lavoro e alla cittadinanza guadagnata in cinque anni e non negli attuali tempi enormi e assolutamente incivili. Andate a votare", conclude lo sceneggiatore.
Un lungo e accorato appello al voto è infine quello di Andrea Vitali, cantore della provincia fatta di persone comuni. Proprio sulla vita delle persone, sulla loro dignità e sicurezza, si sofferma il messaggio dello scrittore di Bellano.