Roma, 6 mag. (Adnkronos) – "La cosa importante è che oggi il tema del lavoro non è ne' la flessibilità, ne l'eccessiva rigidità per converso del mercato del lavoro. Oggi il problema vero è la fidelizzazione dei lavoratori, la loro formazione. Il fatto che non si trovano lavoratori in molti settori perché c'e' la crisi demografica, c'e' la crisi salariale, quindi molti se ne vanno.
Il nostro ordinamento peraltro, a prescindere dai punti su cui interviene il Referendum, offre già una serie di strumenti di flessibilità molto ampia. È uno dei sistemi lavoristici più articolati e più flessibili a livello europeo dopo l'insieme delle riforme che ci sono state. Quindi non credo proprio che toccando quei punti si renda più complicata la vita delle imprese". Lo ha detto l'ex ministro del Lavoro e responsabile Politiche industriali Pd, Andrea Orlando, a Sky Tg24 Economia.
"Tutto quello che va nella direzione di una riduzione del dato di flessibilità corrisponde esattamente a questa fase del nostro mercato del lavoro, nel quale le imprese non ti dicono che ci sono troppe rigidità – spiega Orlando – ma che non trovano i lavoratori in questo momento. E quindi se vogliamo trovare i lavoratori dobbiamo proteggere il lavoro, intervenendo sui salari e sulle condizioni contrattuali. Questo è lo stato dell'arte nel 2025. Ai tempi del Jobs Act si pensava che attraverso una flessibilizzazione si sarebbe creata più competitività del nostro sistema, e abbiamo visto che quello non era vero. L'abbiamo visto dopo poco. Devo dire che pur avendolo votato, un anno e mezzo dopo avevo già indicato il fatto che, finiti gli incentivi alla stabilizzazione, quel meccanismo non portava più a meno lavoro precario".
"Era una discussione che corrispondeva a una fase nella quale noi per ultimi, ma in tutta Europa si era intervenuti in quella direzione. Oggi non c'è nessuno che discute di questo, e oggi noi abbiamo di fronte un altro quadro e uno scenario completamente diverso. E dovremo cominciare un po' a farci i conti, perché altrimenti il paradosso di questo Paese è che esporta manodopera formata e importa manodopera che deve essere formata. Questa è esattamente la condizione in cui ci troviamo – conclude l'esponente dem – avendo un saldo praticamente zero tra quelli che se ne vanno e quelli che arrivano. Quindi probabilmente dovremo proporci di più di tutelare la condizione dei nostri lavoratori e la loro permanenza nelle imprese piuttosto che pensare a come si possono licenziare".