> > Rinvio del processo ai tre palestinesi accusati di terrorismo all'Aquila

Rinvio del processo ai tre palestinesi accusati di terrorismo all'Aquila

Tre palestinesi accusati di terrorismo in tribunale

La terza udienza del processo è stata posticipata a causa di mancanze procedurali.

Il rinvio dell’udienza

Il processo che coinvolge tre palestinesi accusati di terrorismo è stato rinviato al 18 giugno. La decisione è stata presa a causa del mancato deposito delle traduzioni delle chat in arabo, necessarie per il corretto svolgimento del processo. I tre imputati, Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh, erano stati arrestati dalla Digos dell’Aquila nel marzo 2024, ma due di loro sono stati successivamente scarcerati per insufficienza di prove.

Le dichiarazioni degli imputati

Durante l’udienza, l’avvocato difensore Flavio Rossi Albertini ha ribadito la posizione di Yaeesh, il quale ha sempre sostenuto il suo impegno nella resistenza palestinese contro l’occupazione israeliana. Gli altri due accusati, Irar e Doghmosh, si sono dichiarati estranei ai fatti, pur mostrando interesse per le questioni politiche riguardanti la Palestina. La tesi accusatoria è ancora sotto esame e le prossime udienze sono già state programmate per il 25-27 giugno e il 9-10 luglio, con l’obiettivo di ascoltare i testimoni e le eventuali dichiarazioni degli imputati.

Le prove e le contestazioni legali

Un altro punto cruciale sollevato dall’avvocato Rossi Albertini riguarda la richiesta del pubblico ministero di acquisire oltre 20 verbali di interrogatori effettuati su prigionieri palestinesi dalle forze di sicurezza israeliane. Questi documenti, secondo l’accusa, avrebbero dovuto costituire un elemento di supporto all’indagine italiana. Tuttavia, la Corte ha deciso di restituire tali verbali, affermando il rispetto delle norme del codice di procedura penale italiano, impedendo così il loro utilizzo nel processo.

Le manifestazioni di protesta

All’esterno del tribunale, si è svolto un sit-in di protesta organizzato da attivisti e sostenitori dei diritti umani. Luigia Di Biase, una delle manifestanti, ha dichiarato che la condanna dei tre palestinesi rappresenterebbe un tentativo di criminalizzare qualsiasi forma di protesta contro l’occupazione e le violazioni dei diritti umani. Le sue parole evidenziano la crescente preoccupazione per la repressione delle voci dissenzienti e la necessità di un dibattito aperto sulle questioni legate al conflitto israelo-palestinese.