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Roma diventa teatro di protesta contro il riarmo europeo nel 2025

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Sabato a Roma si protesta contro il riarmo europeo. Scopri chi partecipa e le posizioni in campo.

I progressisti tornano a farsi sentire, e questa volta non si tirano indietro. Sabato, Roma diventa il palcoscenico di una manifestazione contro il Piano europeo di riarmo. In prima linea ci saranno figure di spicco come il presidente del M5s, Giuseppe Conte, e i leader di Alleanza Verdi e Sinistra, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. L’assenza di Elly Schlein, segretaria del PD, non passa inosservata: il partito parteciperà con una delegazione ridotta, un segnale di divisione che rischia di alzare il livello di tensione interna.

Il tema del riarmo, legato alle crisi in Ucraina e Medio Oriente, infiamma il dibattito. Le forze progressiste condannano senza mezzi termini l’attacco di Israele all’Iran e non dimenticano Gaza: “Non possiamo girarci dall’altra parte” ripetono in coro. Pier Luigi Bersani sintetizza così la posizione: “Non mi piacciono gli Ayatollah, ma la guerra è ancora peggio. Sia Netanyahu che Trump non possono dirci che portano pace con le bombe”. Un messaggio chiaro, quello del M5s: “Mentre il mondo osserva la guerra tra Israele e Iran, a Gaza continua la mattanza”.

Un corteo di protesta con oltre 430 adesioni

Il corteo di sabato non è solo una manifestazione. È il risultato di un ampio movimento che unisce più di 430 organizzazioni sociali, sindacali e politiche sotto l’appello della Campagna europea Stop Rearm Europe. Conte sottolinea: “Non è il momento di investire in armamenti, ma di aiutare chi vive in difficoltà”. Il PD, intanto, spiega l’assenza di Schlein come un impegno preesistente, per evitare ulteriori polemiche interne.

La partecipazione parziale del PD strizza l’occhio ai riformisti, che auspicano una “radicale revisione” del piano di riarmo, ma senza schierarsi apertamente. Le parole d’ordine del corteo sono inequivocabili: “Stop Rearm Europe”. La manifestazione si inserisce in una settimana di mobilitazione in vista del vertice NATO previsto a L’Aja a fine giugno, dove si discuterà di aumentare la spesa militare al 5% del PIL. “Una scelta che militarizza il bilancio pubblico”, avverte Bonelli, sottolineando la gravità della situazione.

Il campo largo si prepara per il Pride

In contrasto, il campo largo si prepara a far sentire la propria voce al Pride di Budapest il 28 giugno. Schlein e Carlo Calenda, segretario di Azione, saranno presenti. Anche i Verdi e Più Europa si stanno organizzando per partecipare. Schlein ha dichiarato: “Io ci sarò, come tanti compagni del partito socialista europeo. Non si può cancellare l’amore per decreto”. Un chiaro riferimento alle battaglie per i diritti civili, in un’Italia che, secondo lei, è ancora molto indietro.

Il clima è teso e le divisioni interne tra le forze progressiste sono palpabili. L’assenza di una posizione unitaria sul riarmo e la partecipazione selettiva alle manifestazioni pongono interrogativi sul futuro del fronte progressista. Cosa accadrà ora? La tensione cresce, e il dibattito è tutt’altro che chiuso.