Più di un anno è trascorso. Ma per chi in quell’esplosione alla centrale di Suviana ha perso tutto, il tempo non aggiusta. Non consola. Non chiude ferite. Cosa è successo nella strage di Suviana?
Strage Suviana, cosa è successo: il futuro interrotto di Alessandro
Sette persone sono morte in quella che viene definita la Strage di Suviana.
Tra loro Alessandro D’Andrea, 37 anni, tecnico specializzato. Toscano, di Forcoli. Si era trasferito in Lombardia da tre anni, insieme a Sara Bianco. Si conoscevano da bambini, insieme dal 2008. Convivevano dal 2012. Avevano iniziato a ristrutturare casa. Progetti. Una vita. Matrimonio in vista.
Poi. Lo scoppio. Il silenzio. E tutto è finito.
L’Inail ha riconosciuto ai genitori di Alessandro un risarcimento: 11mila euro. Basta così. A Sara niente. Come se non fosse esistita. Come se quegli anni insieme, quella casa, quella scelta di vita… non contassero. «È ingiusto nei confronti di Alessandro. Ed è ingiusto per chi resta», ha detto lei al Corriere. Ferma. Lucida. Ma con gli occhi rossi, immaginiamo. Le sorelle di Alessandro? Escluse anche loro. Perché non vivevano più con lui. Bastano queste due righe per capire quanto sia gelida la legge.
Strage Suviana, cosa è successo: il dolore ignorato da una legge vecchia
«Siamo rimasti basiti. Senza parole», racconta ancora Sara. Non tanto per la cifra – certo, anche quella – ma per il principio. Per l’umiliazione. Per il vuoto che si fa più amaro. La legge che regola i risarcimenti è del 1965. Sessant’anni fa. Un tempo in cui, per contare, dovevi essere moglie. O convivente ufficiale. Ma con la firma, col certificato. Altrimenti nulla. L’avvocato della famiglia, Gabriele Bordoni, ha detto che farà ricorso. Che non ci si può più rifugiare dietro “criteri familiari” così superati.
Sara e Alessandro avevano una casa. Una quotidianità. I fiori del giardino che ora, da soli, fanno più male che bene. «Ripenso a quando li guardavamo insieme – dice lei – e a come sono cambiati dopo. A guardarli senza di lui. Alessandro è sempre qui».
E mentre si chiede ancora se quella strage si poteva evitare, se qualcuno poteva fermarla prima… resta solo una certezza. Il dolore, quando non lo riconosci, fa più rumore del silenzio.