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Accoltellamento a Milano: interrogati gli aggressori del 22enne in rianimazione

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Accoltellamento a Milano: gli aggressori sotto interrogatorio, emergono nuovi dettagli sulla violenza e sulle responsabilità dei giovani coinvolti.

La recente aggressione a Milano, in cui uno studente di 22 anni è stato accoltellato da un gruppo di giovani, ha acceso i riflettori sulla crescente violenza urbana e sulla sicurezza dei cittadini, sollevando interrogativi sulla prevenzione della delinquenza e sulla gestione dei comportamenti aggressivi tra minorenni e neomaggiorenni. In queste ore, i protagonisti della vicenda sono stati interrogati, mentre la vittima resta in rianimazione.

La reazione della famiglia e il dibattito sulla sicurezza: il giovane resta in rianimazione

Il padre dello studente accoltellato ha denunciato la drammatica situazione della città: “Vivo a Milano da 30 anni e non l’ho mai vista come negli ultimi tre“, ha detto in televisione, aggiungendo: “Mio figlio è vivo per miracolo, è arrivato in ospedale con un litro di sangue. È vivo perché era a 500 metri, sennò sarebbe morto“.

L’aggressione ha suscitato anche reazioni politiche: il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi l’ha definita “un fatto molto grave, emblematico“, sottolineando la crescente violenza.

Il direttore della pediatria del Fatebenefratelli, Luca Bernardo, ha commentato le condizioni della vittima intervenendo al convegno ‘fermare l’educazione all’odio’, promosso dal Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”.

Fortunatamente è vivo, poteva andare molto peggio, ma si troverà a gestire senza colpa una vita difficile. È presumibile che non avrà una vita normale a causa della vile aggressione subita“.

La tragedia ha così acceso nuovamente il dibattito sulla sicurezza nelle strade milanesi, sull’efficacia delle misure preventive per i giovani e sulla necessità di affrontare la violenza urbana con interventi concreti e coordinati.

Accoltellamento a Milano, interrogati gli aggressori

Due ragazzi di 18 anni sono stati arrestati a Milano martedì scorso, accusati di aver ridotto in fin di vita uno studente di 22 anni, aggredito la notte del 12 ottobre tra via Rosales e viale Monte Grappa, nei pressi di corso Como. I due maggiorenni rischiano pene severe, tra i 10 e i 20 anni di reclusione, a seconda che si proceda con rito abbreviato o dibattimento.

Durante l’aggressione, uno dei due avrebbe fatto da “palo”, mentre l’altro ha materialmente inferto due coltellate alla vittima, causando gravi lesioni al polmone. L’inchiesta, coordinata dal pm Andrea Zanoncelli, contesta quattro aggravanti: minorata difesa, fatto commesso in cinque o più persone, concorso con minori e legame con il reato di rapina. Gli interrogatori di garanzia, davanti alla gip Chiara Valori, hanno coinvolto anche i tre minorenni, attualmente nel carcere Beccaria.

Il presunto aggressore materiale, ascoltato per circa un’ora, avrebbe dichiarato: “Non pensavo di averlo colpito così“, aggiungendo che portava il coltello per difendersi da precedenti aggressioni. L’altro maggiorenne, difeso dall’avvocata Elena Patrucchi, avrebbe confermato di essere stato “lontano dagli altri” e di aver creduto che si trattasse “solo di una zuffa di poco conto“.

Il giovane ha mostrato profonda preoccupazione per le condizioni della vittima e intende scrivere una lettera di scuse alla famiglia: “È davvero preoccupatissimo e sconvolto per le condizioni di Davide“, ha spiegato il legale Patrucchi.