La tregua tra Israele e Hamas, entrata in vigore da circa una settimana, resta estremamente fragile. Le due parti continuano ad accusarsi reciprocamente di violazioni del cessate il fuoco, mentre il valico di Rafah resterà chiuso fino a domenica, bloccando l’arrivo di aiuti umanitari e l’accesso alle cure mediche per la popolazione. Nel frattempo, resta irrisolto il nodo dei corpi degli ostaggi israeliani, con Hamas che afferma di avere bisogno di tempo per recuperarli e Israele che esercita pressioni per la loro restituzione immediata.
La situazione a Gaza appare drammatica, tra tensioni politiche, emergenza umanitaria e paure per un possibile riprendere delle ostilità.
Emergenza umanitaria e condizioni della popolazione a Gaza
La situazione nella Striscia di Gaza resta drammatica, con la popolazione intrappolata tra i resti delle distruzioni e la scarsità di aiuti. Sami Abuomar, cooperante dell’Associazione Cooperazione e Solidarietà, ha raccontato di vivere in una tenda dopo che la sua abitazione a Khan Yunis è stata distrutta. Ha sottolineato come gli abitanti attendano con urgenza l’arrivo di cibo, acqua e medicinali, mentre i camion con gli aiuti restano bloccati al confine e il valico di Rafah rimane chiuso in attesa della restituzione dei corpi degli ostaggi da parte di Hamas.
Accuse incrociate a Gaza tra Israele e Hamas: il valico di Rafah resta chiuso
La questione dei corpi degli ostaggi israeliani continua a rappresentare un nodo cruciale nella fragile tregua. Fonti israeliane hanno riferito che il premier Benjamin Netanyahu ha discusso con il presidente americano Donald Trump le tempistiche per il rientro delle salme e le possibili misure da adottare per i ritardi da parte di Hamas, ricevendo il sostegno di Washington.
Secondo funzionari statunitensi, il movimento palestinese necessita di più tempo per recuperare i corpi, a causa dei danni diffusi dai bombardamenti che rendono difficile localizzarli e identificarli. Finora Hamas ha restituito nove delle ventotto salme, affermando che il recupero delle restanti richiede strumenti specializzati e sforzi significativi. Israele, tuttavia, ritiene che il numero dei corpi ancora trattenuti sia elevato e considera la mancata consegna una violazione dell’accordo.
Mentre Trump ha chiarito che gli Stati Uniti non entreranno direttamente a Gaza per colpire Hamas, ha aggiunto che altre persone, sotto la supervisione americana, potrebbero intervenire se le violenze dovessero proseguire. Netanyahu ha programmato incontri con i suoi consiglieri per valutare le risposte possibili alle violazioni del cessate il fuoco, sottolineando l’urgenza di ottenere la restituzione dei corpi.