> > Alessia Pifferi, la perizia: "Capace di intendere e volere"

Alessia Pifferi, la perizia: "Capace di intendere e volere"

default featured image 3 1200x900

Milano, 26 ago. (Adnkronos) - Alessia Pifferi era pienamente capace di intendere e di volere quando nel luglio 2022 ha abbandonato in casa da sola per sei giorni la figlia Diana di appena 18 mesi, lasciandola morire di stenti. Lo ha confermato la perizia psichiatrica disposta dalla corte d'Assi...

Milano, 26 ago. (Adnkronos) – Alessia Pifferi era pienamente capace di intendere e di volere quando nel luglio 2022 ha abbandonato in casa da sola per sei giorni la figlia Diana di appena 18 mesi, lasciandola morire di stenti. Lo ha confermato la perizia psichiatrica disposta dalla corte d'Assise d'appello di Milano, che ha incaricato per l'accertamento lo psichiatra Giacomo Francesco Filippini, la neuropsicologa Nadia Bolognini e il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni.

La perizia, depositata ieri, "dice chiaramente che Alessia Pifferi è soltanto affetta da un disturbo del neuro-sviluppo, classificabile come immaturità affettiva. Sostanzialmente una sorta di poca empatia a livello affettivo da adulta", spiega l'avvocato di parte civile Emanuele De Mitri. "Tale disturbo, se così può essere chiamato anche se non lo è – prosegue l'avvocato – non è invalidante e soprattutto non ha in alcun modo avuto influenza invalidante sul funzionamento psicosociale di Alessia Pifferi. Tale condizione non è tale da aver compromesso la capacità di intendere e di volere, neppure scemandola per tutto il tempo di durata della condotta di reato". In sostanza – sintetizza l'avvocato – "la perizia dice che Alessia Pifferi non è affetta da alcun disturbo talmente grave da poter in qualche modo incidere sulla capacità di intendere e di volere e non scemandola neppure parzialmente. Tale capacità è stata riscontrata dai periti sia dal 14 luglio al 22 luglio 2022, nel lasso di tempo in cui è morta Diana e anche in tutti i weekend precedenti in cui Alessia Pifferi ha abbandonato la figlia".

Da una prima lettura della perizia depositata ieri – precisa il legale che assiste mamma e sorella dell'imputata, rispettivamente nonna e zia della bimba morta di stenti – "si evince che non c'è stato nessun comportamento o nessun evento in età infantile che abbia potuto incidere sul comportamento futuro" di Alessia Pifferi.

Alessia Pifferi è "affetta da esiti in età adulta di disturbo del neurosviluppo con residua fragilità cognitiva settoriale e immaturità affettiva" che tuttavia non sono "significativamente invalidanti sul funzionamento psico-sociale". Così lo psichiatra Giacomo Francesco Filippini, il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni e la neuropsicologa Nadia Bolognini rispondono nella loro relazione finale, depositata ieri, al primo dei tre quesiti posti loro dalla corte d'Assise d'appello di Milano, ovvero se la 40enne, condannata in primo grado all'ergastolo per l'omicidio aggravato della figlia Diana, "sia affetta da patologie psichiche ovvero da disturbi di personalità caratterizzati da un'alterazione clinicamente significativa della sfera cognitiva, della regolazione delle emozioni o del comportamento".

La "condizione" di Pifferi "non può ritenersi di gravità tale d'avere eziologicamente compromesso le capacità di intendere e/o di volere, escludendole del tutto oppure scemandole grandemente" sia nel periodo compreso tra il 14 e il 20 luglio 2022, quando ha lasciato la bimba sola in casa, per poi ritrovarla senza vita nel suo lettino, sia nelle precedenti occasioni in cui ha abbandonato Diana, tra il 2 e il 4 luglio e tra l'8 e l'11 luglio dello stesso anno.

Durante i colloqui con i periti nel carcere di Vigevano in cui è detenuta, Alessia Pifferi ha spiegato di essersi allontanata da casa, per trascorrere con il compagno alcuni giorni a Leffe, nella Bergamasca, non per "intenzionalità di sopprimere la figlia", ma "perché la sua mente si era 'disconnessa'". Un "meccanismo di disconnessione" che sarebbe iniziato quando ha deciso di lasciare casa e sarebbe terminato "con rapida gradualità nell'istante in cui fece ritorno a casa". Eppure per i periti la 40enne "pure a fronte di una fragilità cognitiva e affettiva, mostrava sufficienti competenze relazionali, capacità di risolvere problemi e prendere decisioni, di pianificare le azioni, di prevedere rapporti causa-effetto in situazioni di discreta complessità".

La 'disconnessione della mente' di cui parla l'imputata, che i periti definiscono piuttosto una "presunta disconnessione dal ruolo di mamma" non sarebbe "il frutto di un fallace ragionamento", né di una "amnesia, non accompagnandosi a fenomeni dissociativi, eventi traumatici o altamente stressanti, intossicazione da alcool o droghe, danni neurologici". Nella settimana trascorsa a Leffe lontano dalla figlia, Pifferi – viene sottolineato nella relazione – mentì al compagno, che le chiedeva dove fosse Diana, dicendo "che la bambina era al mare con la sorella, quindi ha avuto occasioni di ripensare a lei, o per usare le sue parole, di 'riconnettere la mente a lei'".

I tre periti verranno esaminati nell'udienza fissata per il prossimo 24 settembre davanti alla corte d'Assise d'appello di Milano.