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Arresti del clan Strisciuglio: cosa ci dicono davvero?

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Dietro i recenti arresti del clan Strisciuglio si cela un sistema criminale ben radicato che merita un'analisi approfondita.

Diciamoci la verità: i recenti arresti legati al clan Strisciuglio di Bari non sono solo un successo della giustizia, ma anche un campanello d’allarme su quanto sia profonda e ramificata la criminalità organizzata nel nostro paese. Le 41 ordinanze di custodia cautelare eseguite in un blitz congiunto di polizia e carabinieri, di cui gran parte ha riguardato detenuti già in carcere, non possono essere interpretate come un semplice colpo ai traffici illeciti.

Sono, piuttosto, il riflesso di una realtà che continua a sfuggire al controllo delle autorità.

Il contesto e la portata dell’operazione

Il maxiblitz, che ha visto la luce nel 2021 con 99 provvedimenti cautelari, è l’epilogo di un’indagine che ha svelato il modus operandi del clan Strisciuglio tra il 2015 e il 2020. I quartieri di Bari — Libertà, San Pio, Santo Spirito, San Paolo e San Girolamo — sono stati al centro dell’azione criminale di un’organizzazione che ha allungato i propri tentacoli fino ai comuni limitrofi di Palo del Colle, Rutigliano e Conversano. Ma chi si illude che questo sia un problema solo locale, si sbaglia di grosso. Il re è nudo, e ve lo dico io: i clan mafiosi si sono radicati in modo insidioso in molte aree d’Italia, alimentando un’economia parallela che prospera nell’ombra.

Le indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia sono state possibili grazie alle dichiarazioni di ben 21 collaboratori di giustizia. Questo dato è emblematico: se ci sono così tanti pentiti, significa che il sistema mafioso è molto più consolidato di quanto si voglia far credere. Non è un caso che, nonostante i continui arresti, la criminalità organizzata riesca a rimanere attiva e persino a prosperare. La realtà è meno politically correct: non basta un blitz per estirpare il male, serve una strategia a lungo termine.

Le conseguenze e l’analisi critica

Ora, analizziamo i risultati di queste operazioni: arresti, sì, ma a che prezzo? La risposta è scomoda. La criminalità organizzata non è solo un problema di giustizia; è anche una questione sociale ed economica. Dietro a questi clan ci sono famiglie, giovani in cerca di lavoro, e un’intera economia che spesso si trova costretta a piegarsi a logiche mafiose per sopravvivere. I dati parlano chiaro: l’occupazione nelle aree ad alta densità mafiosa è significativamente più bassa rispetto a quelle in cui la criminalità è meno radicata.

So che non è popolare dirlo, ma la giustizia non basta. Serve un cambiamento culturale profondo, che parta dalla consapevolezza dei cittadini. Finché non ci sarà una reazione collettiva contro la corruzione e il malaffare, gli arresti saranno solo una goccia nel mare. Questo è un problema che riguarda tutti noi, non solo le forze dell’ordine. Occorre educare le nuove generazioni alla legalità, far capire loro che il denaro facile non è mai una vera soluzione.

Conclusioni che disturbano ma fanno riflettere

In conclusione, ogni arresto è un passo verso la giustizia, ma non possiamo illuderci che sia sufficiente. La criminalità organizzata è una piaga che si nutre della nostra indifferenza e della nostra incapacità di affrontare la realtà. Se davvero vogliamo combattere il potere mafioso, dobbiamo essere pronti a rivedere le nostre priorità e a impegnarci in un’azione collettiva e consapevole. È ora di smettere di ignorare il problema e iniziare a porci domande scomode. Solo così potremo sperare di costruire una società più giusta e libera.