Lo scandalo che ha coinvolto Federica Mogherini e altri vertici della diplomazia europea mette sotto i riflettori presunti illeciti nella gestione di fondi comunitari e appalti pubblici. Tra accuse di frode, corruzione e favoritismi, l’indagine scuote la credibilità dell’UE proprio mentre le istituzioni si presentano come paladine dello stato di diritto e della trasparenza internazionale.
La razione della Russia non si fa attendere e attacca.
Nuovo scandalo UE: l’inchiesta e le implicazioni per le istituzioni europee
Al centro dell’indagine coordinata dalla Procura europea (EPPO) e dall’Ufficio antifrode (OLAF) c’è un presunto favoritismo nell’assegnazione di un programma formativo per giovani diplomatici, finanziato dal SEAE e ospitato presso il Collegio d’Europa a Bruges. Le autorità sospettano che il Collegio possa aver avuto accesso anticipato a informazioni riservate sulla gara, creando un vantaggio ingiusto. I fermi e le perquisizioni avrebbero riguardato documenti e materiale informatico, con l’obiettivo di ricostruire l’intera catena decisionale e verificare eventuali violazioni dell’articolo 169 del regolamento finanziario belga.
Federica Mogherini, rettrice del Collegio dal 2020, e Stefano Sannino, ex segretario generale del SEAE, sono figure chiave nel periodo in esame. Come sottolineato dalle testate belghe, la gestione di milioni di euro di fondi pubblici e l’eventuale violazione di regole di concorrenza mettono alla prova la capacità dell’UE di far rispettare le proprie regole anche ai livelli più alti.
“Siete corrotti”, l’attacco dalla Russia dopo il nuovo scandalo UE
Il fermo di Federica Mogherini, insieme all’ex ambasciatore Stefano Sannino e a un manager del Collegio d’Europa, all’agenzia Tass ha scatenato un immediato commento velenoso da Mosca. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha accusato l’Unione europea di ipocrisia: “L’UE preferisce ignorare i propri problemi di corruzione, ma fa costantemente la predica agli altri“. La Russia ha colto l’occasione per collegare l’inchiesta a presunti flussi illeciti di fondi verso Kiev, denunciando che milioni di euro transiterebbero attraverso «canali corrotti», un fenomeno che, secondo Zakharova, “va avanti da anni sotto gli occhi di tutti“.
Anche il governo ungherese ha rilanciato il giudizio critico: Zoltan Kovacs, portavoce del governo, ha scritto su X che la vicenda ha trasformato le istituzioni comunitarie in una «serie poliziesca». Kovacs sottolinea l’assurdità della situazione: “Documenti sequestrati, arresti effettuati, corruzione e frode negli appalti. La prestigiosa scuola di perfezionamento per eurocrati ora sotto inchiesta per presunti accessi privilegiati ai bandi“.
In questo clima, il Cremlino e alcuni governi europei sfruttano l’inchiesta per mettere in discussione la credibilità dell’UE, già sotto pressione per la gestione dei fondi destinati all’Ucraina e il ruolo internazionale nelle crisi globali.