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Negli ultimi decenni, l’Unione Europea ha adottato una posizione piuttosto passiva riguardo alla politica abitativa, relegando la responsabilità a livelli nazionali e locali. Tuttavia, la situazione è cambiata, e ora Bruxelles è sotto pressione per affrontare un problema che non può più essere ignorato: la crisi abitativa che spinge sempre più cittadini verso l’estrema destra.
Durante il recente vertice del Consiglio Europeo, i leader nazionali hanno riconosciuto l’urgenza di un approccio comune alla crisi abitativa, un tema che si sta rivelando cruciale per la stabilità politica dell’Unione. António Costa, presidente del Consiglio Europeo, ha dichiarato che è fondamentale per i leader europei unirsi per affrontare questa sfida.
Il cambiamento di rotta dell’Unione Europea
Fino ad oggi, l’Unione Europea ha limitato il suo intervento a iniziative simboliche, come il Pilastro europeo dei diritti sociali del 2017, che proclamava il diritto all’abitazione dignitosa senza però garantire un accesso concreto. La situazione dei prezzi degli immobili, in costante aumento negli ultimi dieci anni, ha reso evidente la necessità di interventi più incisivi.
Con le imminenti elezioni europee, i partiti di centro-sinistra hanno iniziato a spingere per una maggiore attenzione sul tema abitativo, portando alla nomina di Dan Jørgensen come primo commissario europeo per l’abitazione. Jørgensen ha promesso di presentare un Piano per l’abitazione accessibile entro dicembre e di lanciare iniziative per regolare gli affitti a breve termine nel 2026.
Le iniziative della Commissione Europea
La Commissione Europea ha preso l’iniziativa di formare un comitato speciale del Parlamento per analizzare l’entità della crisi abitativa, con misure attese nei prossimi mesi. Questo rappresenta un passo significativo rispetto al passato, quando non si era tenuto alcun incontro tra i ministri dell’abitazione dal 2013 al 2022. Costa ha incluso la questione abitativa nell’agenda dei leader europei per il 2025, sottolineando la sua importanza per la competitività dell’Unione.
Difficoltà nel raggiungere un consenso
Nonostante il riconoscimento della crisi, è probabile che ci siano divisioni tra i leader nazionali su come affrontarla. Questioni come la regolamentazione degli affitti a breve termine e la speculazione immobiliare restano al centro del dibattito. Inoltre, non tutti potrebbero essere d’accordo nel sostenere il flusso di fondi dell’Unione verso cooperative e progetti di edilizia pubblica accessibile.
Le recenti bozze di conclusioni del Consiglio hanno descritto la crisi come “urgente”, ma hanno soltanto suggerito di presentare il Piano per l’abitazione accessibile già programmato. Inoltre, è stato sottolineato che le risposte di Bruxelles dovrebbero rispettare il principio di sussidiarietà, il quale afferma che l’Unione dovrebbe intervenire solo se può ottenere risultati migliori rispetto a quelli raggiunti a livello locale o nazionale.
Reazioni a livello locale
Le reazioni da parte dei leader locali sono state significative. Ad esempio, Jaume Collboni, sindaco di Barcellona, ha sottolineato l’importanza del vertice del Consiglio Europeo per una risposta ambiziosa alla crisi abitativa, che rappresenta una delle principali fonti di disuguaglianza sociale in Europa. Collboni si aspetta un chiaro mandato per la Commissione Europea affinché avanzi un Piano per l’abitazione accessibile, fornendo risorse, strumenti di regolazione e capacità decisionale ai comuni.
In questo contesto, l’attenzione di Bruxelles verso la questione abitativa non è solo una questione di competitività, ma anche un tentativo di arginare l’ascesa di forze populiste. La politica europea si sta orientando verso misure che possano contrastare la crescente insoddisfazione sociale e recuperare la fiducia nelle istituzioni democratiche.