Roma, 23 set. (Labitalia) – "Io credo che il decreto Green pass abbia come obiettivo di dire che certamente non si possono fare sconti sulla sicurezza ma nel contempo anche bisogna puntare a riaprire, come ha sottolineato il ministro, le nostre attività per fare in modo di rendere strutturale quel segnale di ripresa che indubbiamente potrebbero portarci a colmare una parte di quel gap e di quella riduzione del Pil che il nostro Paese ha registrato nel 2020". Così la presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, Marina Calderone, intervenendo al '30° Forum Lavoro/Fiscale' dei consulenti del lavoro, ha commentato le parole del ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, sul green pass.
"I segnali ci sono -ha continuato Calderone- poi ovviamente su questo vanno costruiti tutta una serie di presupposti che vanno oltre il green pass, che non è l'unica medicina possibile ma pone le basi affinchè possano partire altri percorsi e altri progetti. Non dimentichiamo che entro il 2026 dobbiamo realizzare i progetti europei che ci consentiranno di spendere 200 miliardi di euro", ha aggiunto Calderone.
"Io credo -ha spiegato- che quella dello smart working sia un'esperienza da ritenere positiva nel senso che non avremmo mai potuto pensare di fare una sperimentazione così ampia se non ci fosse stata la pandemia. Quella del lavoro agile era una possibilità presente nel nostro ordinamento ma confinata in alcuni spazi della settimana lavorativa che venivano concordati tra le parti. Lo smart working che abbiamo vissuto in questi lunghissimi mesi di pandemia certamente non può in alcun modo paragonato a quel lavoro agile della legge 81/2017. Abbiamo dovuto fare di necessità virtù, abbiamo sperimentato un lavoro a distanza senza troppe regole, purchè si lavori, purchè qualcosa si faccia. Ma non si può dire che quello che ci è ritornato in termini di produttività sia poi qualcosa di effettivamente misurabile e classificabile generalmente in termini positivi", ha continuato.
Secondo Calderone, "lo smart working è servito a non fermare completamente il Paese nel corso della pandemia ma adesso bisogna fare tesoro di quanto è stato per individuare quali sono gli elementi da mantenere per il futuro", ha concluso.