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Carlo Acutis, il giovane lombardo proclamato santo, rappresenta un esempio di vita cristiana che molti possono trovare difficile seguire. Morto a soli quindici anni per leucemia fulminante, Acutis è diventato un simbolo per molti giovani, non solo per la sua prematura scomparsa, ma anche per il modo in cui ha affrontato la malattia.
È stato canonizzato grazie a un miracolo ritenuto inspiegabile, avvenuto per intercessione sua. Tuttavia, sorge una domanda: è possibile che un ragazzo così giovane e con una vita apparentemente ‘normale’ possa essere considerato un santo?
Il miracolo che ha cambiato tutto
Il secondo miracolo riconosciuto dalla Chiesa, che ha portato alla sua canonizzazione, riguarda una ragazza del Costa Rica, studentessa in Italia, che ha recuperato da un grave trauma cranico dopo un intervento chirurgico. La madre della ragazza ha invocato Carlo Acutis e, sorprendentemente, le condizioni della figlia sono migliorate. Questo episodio ha colpito molti, alimentando la narrazione di Acutis come “patrono di internet” e simbolo di una santità moderna. Tuttavia, è fondamentale affermare che la santità non dovrebbe essere ridotta a un semplice racconto di miracoli e intercessioni.
Una vita ordinaria, una santità straordinaria
La realtà è meno politically correct: Carlo Acutis non era un superuomo. Era un ragazzo comune, la cui vita era caratterizzata da sport, tecnologia e preghiera. La madre, Antonia Salzano, ha descritto la sua esistenza come “una preghiera continua”, sottolineando che la vera santità consiste nel rendere sacro il quotidiano. Questo messaggio è centrale: non è necessario essere santi in senso classico, ma è possibile trovare grandezza nella vita di tutti i giorni. Tuttavia, si vive in un’epoca in cui le figure di riferimento sono spesso distorte e lontane dalla realtà. Carlo Acutis ricorda che la santità può essere accessibile a tutti, ma la società non sembra pronta a recepirlo.
Un’eredità da riflettere
La famiglia Acutis vive tra Milano e Assisi, un contrasto emblematico tra la frenesia metropolitana e la spiritualità della città di San Francesco. La madre esprime la propria emozione per la canonizzazione, evidenziando come, di solito, i genitori dei santi siano già defunti al momento della proclamazione. Questo aspetto tocca una corda sensibile: la gioia di una madre per il proprio figlio santo è autentica e profonda. Tuttavia, c’è un elemento inquietante in questa celebrazione. La santità di Carlo Acutis, pur essendo un faro di speranza, costringe a riflettere sulle proprie priorità e sulla superficialità delle vite quotidiane. La sua tomba, meta di migliaia di pellegrini, invita a confrontarsi con il vuoto spesso riempito di distrazioni e superficialità.
In conclusione, Carlo Acutis rappresenta un invito a riconsiderare il concetto di santità e a trovare la bellezza nel quotidiano. La sua storia, sebbene avvolta in un’aura di miracolosità, spinge a guardare oltre la superficie, esplorando le dimensioni più profonde dell’esistenza. È essenziale non fermarsi al racconto della sua vita, ma interrogarsi su cosa significhi essere santi oggi, in un mondo che ha più bisogno di autenticità che di miracoli.