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La carne suina rappresenta un elemento fondamentale nella cucina tailandese, presente in numerose ricette tradizionali. Tuttavia, l’industria suinicoltura locale affronta una nuova sfida: l’ingresso di carne suina americana a prezzi competitivi. Con un mercato del valore di 3 miliardi di dollari, i produttori tailandesi sono in allerta per le possibili conseguenze di un accordo commerciale che potrebbe favorire questa carne importata.
Il contesto commerciale attuale
Recentemente, il governo statunitense ha presentato una lista di prodotti per i quali richiede l’accesso esente da dazi. Questa lista comprende non solo la carne suina, ma anche prodotti come mais, soia e alcune varietà di frutta. La pressione per ridurre il deficit commerciale con la Thailandia, che ammonta a 45,5 miliardi di dollari, ha motivato l’amministrazione Trump a cercare di ottenere vantaggi per i produttori americani.
Le preoccupazioni degli allevatori tailandesi
I produttori di carne suina in Thailandia, tra cui Worawut Siripun, vice segretario generale dell’Associazione degli Allevatori di Suini, manifestano gravi timori. Secondo Siripun, l’afflusso di carne suina a basso costo, potenzialmente allevata con additivi come il ractopamina (vietato in Thailandia), potrebbe compromettere non solo le loro attività, ma anche l’intero ciclo produttivo, dai coltivatori di mangimi agli allevatori, fino ai rivenditori di medicinali veterinari.
Le implicazioni politiche e commerciali
In previsione di questo scenario, il governo thailandese si trova a dover prendere decisioni difficili. Pur avendo l’intenzione di negoziare accordi vantaggiosi, le tensioni con la Cambogia, altro attore significativo nella regione, complicano le trattative. Gli allevatori si domandano se le concessioni fatte al governo statunitense possano influenzare negativamente il mercato locale.
Le sfide economiche per i produttori locali
Il settore suinicolo tailandese ha già affrontato diverse sfide in passato, dalle epidemie di influenza suina alle importazioni illegali provenienti da paesi vicini come la Cina e il Vietnam. I costi di produzione, aggravati da controlli governativi sui prezzi dei mangimi, complicano ulteriormente la situazione. Infatti, i prezzi dei mangimi in Thailandia sono significativamente più alti rispetto a quelli degli Stati Uniti, rendendo la competizione ancora più difficile.
Strategie di risposta e futuro incerto
Di fronte a queste sfide, è fondamentale che i produttori tailandesi adottino strategie per rafforzare la loro posizione sul mercato. L’industria potrebbe beneficiare di un maggiore supporto governativo per affrontare la concorrenza estera e garantire la sostenibilità a lungo termine delle proprie attività. Tuttavia, l’incertezza politica e le difficoltà economiche possono ostacolare queste misure.
Le prospettive economiche della Thailandia sono già state riviste al ribasso, con previsioni di crescita limitata per il prossimo anno. Gli allevatori e le aziende del settore si trovano quindi in una situazione precaria, in attesa di chiarimenti sulle future politiche commerciali e sull’impatto che queste potrebbero avere sul loro lavoro e sulla sicurezza alimentare nazionale.