> > Censura dei contenuti pro-Palestina da parte di Meta: la verità svelata

Censura dei contenuti pro-Palestina da parte di Meta: la verità svelata

censura dei contenuti pro palestina da parte di meta la verita svelata python 1755881008

Un'inchiesta svela come oltre 90.000 post pro-Palestina siano stati rimossi da Meta su richiesta israeliana, rivelando la manipolazione dell'IA e meccanismi di censura.

Negli ultimi tempi, la censura dei contenuti pro-Palestina su social network come Facebook e Instagram ha preso piede in maniera preoccupante. Secondo un gruppo di whistleblower di Meta, oltre 90.000 post a sostegno della resistenza palestinese sono stati eliminati su richiesta diretta del governo israeliano. Queste rivelazioni offrono uno spaccato inquietante su come la censura possa essere orchestrata da governi e grandi aziende tecnologiche, sollevando interrogativi fondamentali sulla libertà di espressione online.

Rimozione dei post: Israele e Meta a braccetto

I documenti trapelati dai whistleblower mettono in luce una verità scomoda: la maggior parte dei messaggi pro-Palestina non arriva nemmeno al pubblico, a causa di una censura sistematica. Gli informatori denunciano che Meta, la casa madre di Facebook e Instagram, collabora attivamente con il governo israeliano per rimuovere contenuti etichettati come “pro-terroristi” o “antisemiti”. È inquietante pensare che queste etichette vengano spesso applicate a semplici messaggi di solidarietà verso il popolo palestinese.

Ma non è tutto: secondo le denunce, la rimozione non si limita ai post segnalati dagli utenti. Infatti, Meta ha implementato algoritmi che, a partire dal 7 ottobre 2023, hanno portato alla scomparsa di ulteriori 38 milioni di post pro-Palestina, trasformando questa operazione in una delle forme di censura più estese nella storia recente. Gli informatici di ICW (International Corruption Watch), che hanno reso pubbliche queste informazioni, hanno paragonato le loro scoperte a un’inchiesta di tipo investigativo, simile a quelle condotte da Julian Assange. Ti sei mai chiesto quanto possa essere potente un algoritmo nel decidere cosa possiamo o meno vedere?

Manipolazione dell’Intelligenza Artificiale: quali conseguenze per la società?

Le rivelazioni non si fermano alla semplice censura. Gli informatori mettono in guardia anche sul potenziale della manipolazione dell’Intelligenza Artificiale (IA). Secondo le loro affermazioni, l’IA può essere influenzata per generare risposte distorte, basate su dati “avvelenati” da chi detiene il potere di controllare i contenuti. Ma quanto possiamo fidarci delle informazioni che ci arrivano online? Ogni volta che interagiamo con applicazioni IA, come ChatGPT o i motori di ricerca, rischiamo di essere influenzati da algoritmi che non sono realmente neutrali.

Meta, dal canto suo, sostiene che la rimozione dei contenuti avviene in modo imparziale, invitando gli utenti a segnalare post che considerano offensivi. Tuttavia, chi ha mai usato il tasto “Report” sa bene che non tutte le segnalazioni vengono accolte. La giustificazione di Meta per la scomparsa dei post pro-Palestina è il numero elevato di segnalazioni ricevute, ma questo non spiega la rimozione di milioni di contenuti. Come possiamo essere certi che la trasparenza sia veramente garantita?

Il canale riservato per la rimozione: dati che fanno riflettere

Un altro aspetto inquietante della questione è la presenza di un canale riservato per le richieste di rimozione, accessibile solo a governi e organizzazioni internazionali. Israele, in particolare, ha dimostrato una notevole abilità nel sfruttare questo canale, presentando richieste di censura per contenuti critici in modo prioritario. Infatti, il 98,7% delle richieste israeliane riguarda post di cittadini al di fuori del Paese, permettendo così a Israele di avere il tasso di accettazione delle richieste più alto al mondo e di influenzare direttamente l’agenda informativa globale.

Un dato sorprendente che emerge da queste rivelazioni è che l’Egitto risulta il Paese con il maggior numero di richieste di rimozione. Questo è particolarmente significativo, considerando che Facebook è stato il principale strumento di comunicazione durante le rivolte del 2011 che hanno portato alla caduta del regime di Mubarak. La censura dei contenuti pro-Palestina in Egitto diventa quindi una strategia chiave per prevenire possibili mobilitazioni popolari che potrebbero minacciare la stabilità israeliana. Non è inquietante pensare che la libertà di espressione possa essere messa a tacere in questo modo?

In conclusione, le rivelazioni sui meccanismi di censura di Meta non solo sollevano preoccupazioni sulla libertà di espressione, ma mettono in luce anche i pericoli insiti nella manipolazione dell’IA. È fondamentale rimanere vigili e critici nei confronti delle informazioni che consumiamo e dei mezzi attraverso i quali vengono diffuse. Riusciremo a navigare in un mare di informazioni distorte e mantenere la nostra libertà di pensiero?