È ancora ricoverato in ospedale Ahmed al Ahmed, l’uomo che a Bondi Beach ha affrontato uno degli attentatori armati salvando decine di persone. Ferito da diversi colpi di arma da fuoco durante l’attacco, le sue condizioni restano sotto osservazione mentre emergono nuovi dettagli clinici e le testimonianze dei familiari e di chi lo ha assistito nelle ore successive al gesto che lo ha reso “l’eroe di Bondi Beach”.
L’eroe di Bondi Beach: cosa sappiamo su di lui
Nato e cresciuto in Siria, arrivato in Australia nel 2006, Ahmed al Ahmed è oggi cittadino australiano, marito e padre di due bambine. Secondo il racconto dei familiari, si trovava lì “per caso”, fermo a prendere un caffè con un amico, quando ha sentito gli spari.
Il padre lo ha descritto come una persona guidata da un profondo senso di responsabilità: “Quando ha fatto quello che ha fatto non ha pensato al background delle persone che stava salvando… non c’è differenza tra un cittadino e un altro“. La famiglia, sia in Australia sia in Siria, ha espresso un orgoglio unanime; lo zio ha dichiarato alla Bbc Arabic: “Ci ha reso orgogliosi, il nostro villaggio, la Siria, tutti i musulmani e il mondo intero“.
Anche le istituzioni hanno voluto riconoscere il suo gesto: il premier del New South Wales, Chris Minns, dopo averlo visitato in ospedale, ha scritto “Ahmed è un eroe della vita reale“, mentre il primo ministro Anthony Albanese ha ricordato come, in quella giornata, “abbiamo visto gli australiani correre incontro al pericolo per aiutare gli altri“.
Come sta l’eroe di Bondi Beach: i colpi di arma da fuoco, il ricovero e la testimonianza
Ahmed al Ahmed è diventato, suo malgrado, il simbolo di una giornata drammatica per l’Australia. Durante l’attacco armato avvenuto a Bondi Beach, mentre la folla era riunita per la cerimonia di Hanukkah, il 43enne fruttivendolo non ha esitato a intervenire: si è lanciato alle spalle di uno degli attentatori, riuscendo a disarmarlo. Un gesto istintivo che gli è costato caro.
Come ha spiegato il suo avvocato Sam Issa, Ahmed “non si pente di quello che ha fatto, dice che lo rifarebbe di nuovo“, anche se le conseguenze fisiche sono pesanti. È stato colpito da cinque proiettili al braccio sinistro, con un altro ancora vicino alla spalla, e le sue condizioni hanno destato grande preoccupazione: “È una situazione peggiore di quanto si pensasse… ha perso molto sangue“.
Oggi Ahmed è stabile e in attesa di ulteriori cure, ma il suo atto di coraggio resta un esempio potente di umanità che supera confini, origini e differenze. Le immagini dell’aggressione, diffuse in tutto il mondo, mostrano Ahmed che, dopo aver sottratto il fucile all’uomo armato, sceglie di non sparare e cerca invece di attirare l’attenzione delle forze dell’ordine, mentre a pochi metri l’altro terrorista continuava a colpire la folla.