La provincia di Hadramawt, una delle principali aree energetiche dello Yemen, ha registrato il dispiegamento di gruppi tribali armati fedeli al cosiddetto «Patto delle tribù di Hadramawt» attorno a un importante impianto petrolifero, intensificando le tensioni in una regione che rappresenta uno snodo strategico per l’energia e una via di transito cruciale per la navigazione marittima mondiale.
La presenza di gruppi tribali armati vicino a diverse installazioni petrolifere, dopo che questi hanno assediato il settore petrolifero 14 appartenente alla compagnia PetroMasila a Hadramawt, fa temere uno scontro diretto con le Forze d’élite hadramite, legate al governo yemenita.
Secondo informazioni di intelligence citate dall’agenzia cinese Xinhua, alcune fazioni tribali avrebbero coordinato segretamente le proprie mosse con elementi legati ad «al-Qaida nella Penisola Arabica» per destabilizzare Hadramawt e indebolire le forze fedeli al governo.
Il comandante della Seconda Regione Militare, il generale Talib Barjash, ha accusato gruppi armati fuori dal quadro statale e legale, guidati da Amr bin Habreesh, di aver attaccato le unità di protezione delle aziende appartenenti alle Forze d’élite hadramite, promettendo di difendere le risorse nazionali, colpire con il «pugno di ferro» e portare i responsabili davanti alla giustizia.
Le forze hadramite godono da anni di una solida legittimità locale e hanno contribuito alla stabilità della provincia, contrastando i tentativi di infiltrazione dei ribelli Houthi e impedendo il collasso degli impianti petroliferi. Per questo, il dispiegamento dell’élite hadramita contro il fronte tribale non è un’escalation, ma un tentativo di ripristinare l’ordine e la disciplina sul piano della sicurezza.
Assedio agli impianti petroliferi
Il rapporto dell’agenzia collega l’assedio all’impianto petrolifero di Hadramawt all’annuncio, da parte dei leader armati, giovedì scorso, di aver concesso ai propri combattenti piena autorità per «resistere con tutti i mezzi» con il pretesto di difendere Hadramawt e le sue risorse naturali.
Negli ultimi giorni i miliziani tribali di Hadramawt hanno intensificato le loro attività in tutta la provincia: hanno istituito posti di blocco non autorizzati, occupato siti petroliferi, interrotto principali vie di trasporto e sequestrato forniture di carburante.
L’escalation tribale armata in Hadramawt costituisce una minaccia diretta a una delle rotte marittime più vitali al mondo per il commercio e l’energia. Qualsiasi perturbazione nel funzionamento dei terminal petroliferi o nelle rotte di esportazione sul Mare d’Arabia potrebbe far aumentare i costi delle assicurazioni marittime e incidere sul flusso di fino a 3,8 milioni di barili di petrolio al giorno attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb e il Canale di Suez, un corridoio fondamentale che collega l’Asia all’Europa. Qualsiasi ampliamento del conflitto si tradurrebbe in rischi crescenti per le catene di approvvigionamento globali.
Hadramawt non è solo una provincia yemenita, ma un vero e proprio corridoio marittimo ed economico globale: si trova sulla costa sud-orientale dello Yemen, da cui le forniture di greggio partono dai terminal della provincia (come il porto di Dabba) attraversando il Golfo di Aden, Bab el-Mandeb e Suez, uno dei principali assi commerciali tra Asia ed Europa.
La trasformazione della provincia in un campo di battaglia tra tribù armate mette il commercio mondiale sotto una minaccia diretta. L’escalation del «Patto delle tribù di Hadramawt», i blocchi stradali e l’irruzione negli impianti delle compagnie petrolifere rappresentano un pericolo concreto per i giacimenti di Masila, Attouf e Khilqout, i più importanti del Paese e i più strettamente legati alle catene di fornitura internazionali.
I poli del saccheggio del petrolio
Secondo l’accademica e ricercatrice presso la Fondazione Al-Yawm Al-Thamen per i media e gli studi, la dottoressa Rahima Abdulrahim Al-Mansab, la provincia di Hadramawt occupa il primo posto, a livello di settori produttivi di petrolio greggio, per investimenti nel greggio e nel gas naturale: i settori produttivi di petrolio sarebbero circa sette, e il greggio viene trasportato dai giacimenti della valle di Hadramawt (Masila) fino al porto di Ash-Shihr (Dabba) per l’esportazione.
Negli ultimi giorni è emerso con forza il nome di Omar bin Habreesh – giovane capo tribale senza istruzione formale – come uno dei principali sostenitori del movimento tribale armato in Hadramawt. La ricercatrice yemenita sottolinea che egli ha avuto e continua ad avere rapporti di collaborazione con i rappresentanti delle compagnie petrolifere attive nei vari settori, insieme ai grandi «poli del saccheggio» in Yemen, ricevendo quote di ingenti somme di denaro che vengono versate a lui e ad altri capi tribali di Hadramawt.
«In virtù dei rapporti tra bin Habreesh e le bande del saccheggio – aggiunge – questi lo illudono che sarà lui la persona di fiducia a cui potranno consegnare i giacimenti della piana di Hadramawt, se riuscirà a contrastare gli obiettivi del Consiglio di transizione del Sud e a spingere le tribù Al-Humum e le figure politiche hadramite a respingere le sue linee politiche».
Tutto ciò chiarisce il coordinamento segreto tra alcune fazioni tribali ed elementi legati ad «al-Qaida», che punta a riconquistare un proprio bastione in Hadramawt dopo che le Forze d’élite hadramite erano riuscite a cacciarlo da Mukalla, capoluogo della provincia, nel 2016, ponendo fine a un anno di dominio del gruppo iniziato nel 2015.
Durante il suo controllo, al-Qaida proclamò un’amministrazione autonoma a Mukalla e registrò enormi profitti, anche grazie alla presa del controllo della filiale locale della Banca centrale.
Un rapporto del quotidiano yemenita Al-Ayyam ricorda che la scelta di Hadramawt come priorità per «al-Qaida» non è stata casuale: la sua vasta estensione e la varietà del terreno, soprattutto nella valle, offrono un relativo vuoto di sicurezza che facilita le attività di occultamento e ridispiegamento. Inoltre, le tensioni tra alcune forze locali – in particolare dopo l’escalation guidata da bin Habreesh – offrono al gruppo l’opportunità di presentarsi come sostenitore delle proteste. A ciò si aggiunge il fatto che la provincia ospita giacimenti petroliferi e terminal di esportazione, elementi che la trasformano in una carta di pressione strategica.
Sempre secondo Al-Mansab, il numero delle compagnie attive negli investimenti petroliferi raggiunge quota 88, tra colossi internazionali e società locali; i giacimenti produttivi sono 114 e i pozzi in produzione circa 1.585. Le riserve di greggio sono stimate intorno ai 50 miliardi di barili.