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Cucina palestinese: un gesto di ribellione in tempi di guerra

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In un contesto di guerra e carestia, la cucina palestinese emerge come simbolo di identità culturale e resistenza.

Nel cuore pulsante della Striscia di Gaza, in un contesto in cui la guerra ha devastato le vite di moltissimi, una cuoca ha deciso di rispondere alla distruzione con un gesto di creatività. Stiamo parlando di Mona Zahed, che ha dato vita a un libro di ricette intitolato “Tabkha: Recipes from Under the Rubble”.

Questo lavoro non è solo un insieme di ricette; è una celebrazione della cultura culinaria palestinese, un faro di speranza mentre il suo popolo affronta la fame e la sofferenza. In un’intervista, Zahed ci racconta come la cucina possa trasformarsi in un simbolo di resistenza e identità in un momento di crisi. Ma come può il cibo diventare un atto di ribellione in tempi così bui?

La guerra e la cultura culinaria

Oggi, in un contesto in cui la fame è utilizzata come un’arma di guerra dal governo israeliano, parlare di cibo potrebbe sembrare insensato. Eppure, per Zahed, scrivere di cucina è un atto di resistenza. “La cucina palestinese è una parte fondamentale della nostra identità”, afferma con determinazione. È innegabile che Israele abbia cercato di appropriarsi della tradizione culinaria palestinese, trasformando piatti iconici come i falafel in parte della cucina kosher. Un vero e proprio saccheggio culturale, documentato anche in testi storici, come quello pubblicato nel 1936 dalla Women’s International Zionist Organization, che suggeriva alle donne palestinesi di abbandonare le tradizioni culinarie europee per abbracciare quelle locali. È un chiaro tentativo di eradicare l’identità culturale palestinese, non trovi?

Zahed continua: “Scrivere di cucina è un modo per affermare la nostra esistenza”. Con il suo libro, non si limita a raccogliere ricette, ma narra anche storie di un popolo resiliente, il cui amore per il cibo resiste nonostante le avversità. Le ricette, alcune delle quali adattate a causa della scarsità di ingredienti, riflettono l’ingegno degli abitanti di Gaza, che continuano a cucinare anche in condizioni estremamente difficili. In un certo senso, ogni piatto diventa un atto di sfida, un’affermazione di vita contro la morte.

Vita quotidiana e il sogno di un futuro migliore

Prima del 7 ottobre, la vita di Zahed era quella di molte donne: un lavoro, una casa, figli che andavano a scuola. Oggi, la sua realtà è drammaticamente cambiata. “Ho perso tutto a causa della guerra”, racconta con una tristezza palpabile. “Abbiamo vissuto in una tenda per mesi e siamo stati sfollati più volte”. Nonostante la sofferenza, ha trovato la forza di avviare un progetto di raccolta fondi attraverso il suo libro di ricette, supportata da amici di tutto il mondo. Questo gesto rappresenta non solo un aiuto economico, ma anche un modo per far conoscere la cultura palestinese a chiunque voglia ascoltare. Ti sei mai chiesto quale impatto possa avere la cucina in un contesto così difficile?

“Le ricette del libro sono un mix di tradizione e necessità”, spiega Zahed. “Includono varianti dovute alla scarsità di cibo e metodi di cottura risalenti ai nostri antenati”. Per lei, la cucina non è solo nutrimento, ma un legame profondo con la propria storia e le proprie radici. Ogni piatto racconta una storia, un ricordo; è un modo per mantenere viva l’identità palestinese. E tu, quanto pensi che il cibo possa raccontare di noi e delle nostre culture?

Il significato della cucina palestinese

Per Zahed, la cucina palestinese è un patrimonio culturale che ha ereditato dalla sua famiglia. “Cucinare è una parte essenziale della nostra vita quotidiana”, afferma. “Anche nei momenti di crisi, il cibo rimane un modo per connetterci”. Gli abitanti di Gaza amano offrire ospitalità, e il cibo è il loro modo di farlo. I piatti palestinesi, noti per i loro sapori unici e spezie aromatiche, caratterizzano le occasioni speciali e i momenti di celebrazione. “Ogni matrimonio ha i suoi piatti tradizionali, come il riso Qidra e la Sumaqqiya”, spiega Zahed, sottolineando l’importanza del cibo nella vita comunitaria.

In un momento in cui la fame colpisce Gaza, il suo libro rappresenta non solo un atto di resistenza, ma anche una speranza per un futuro migliore. “Sognamo di tornare a una vita normale, dove il cibo possa nuovamente essere un motivo di gioia e non di sofferenza”, conclude Zahed. La sua storia è un richiamo alla resilienza e alla determinazione del popolo palestinese, un messaggio di speranza in tempi di oscurità. Non è incredibile come, anche nei momenti più bui, la luce della cultura e della tradizione possa ancora brillare?