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La Diga della Rinascita, nota come Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD), è stata inaugurata ad Addis Abeba. Questa mega infrastruttura, la più grande del continente africano, si trova sul Nilo Azzurro e ha suscitato preoccupazioni geopolitiche tra Etiopia, Egitto e Sudan. Con un costo di quasi 5 miliardi di dollari, la diga ha una potenza di 5.500 megawatt e promette di fornire energia a oltre 6 milioni di famiglie etiopi.
Tuttavia, le tensioni sono palpabili, poiché i Paesi a valle temono che la costruzione possa compromettere le loro risorse idriche.
Dettagli sull’inaugurazione della diga
L’inaugurazione della GERD è avvenuta in concomitanza con il Secondo vertice africano sui cambiamenti climatici, con la partecipazione di vari leader africani, tra cui il presidente keniano William Ruto e il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud. Abiy Ahmed, primo ministro etiope, ha descritto l’opera come «un’opportunità condivisa con tutta la regione». Tuttavia, è evidente che la diga rappresenta anche una necessità per l’Etiopia, che sta cercando di rilanciare la propria economia dopo i rallentamenti causati dalla pandemia.
Le esplorazioni per la diga iniziarono nel 1956, ma i lavori effettivi sono iniziati solo nel 2011. Durante questo periodo, si è cercato di trovare un accordo tra i Paesi del bacino del Nilo, ma senza successo. L’Etiopia ha continuato la costruzione nonostante le obiezioni di Egitto e Sudan, i quali sostengono che i loro diritti sulle risorse idriche non siano stati rispettati.
Tensioni geopolitiche e impatti regionali
Le tensioni tra Etiopia, Egitto e Sudan sono aumentate nel corso degli anni. Entrambi i Paesi a valle accusano l’Etiopia di non considerare le ripercussioni della diga sulle loro risorse idriche. La dichiarazione congiunta di Egitto e Sudan, che definisce la diga come «una minaccia alla stabilità della regione», sottolinea la gravità della situazione. A luglio, Abiy Ahmed ha dichiarato che l’Etiopia è impegnata a garantire che la sua crescita non avvenga a spese degli altri, ma tali affermazioni non sembrano convincere i leader dei Paesi vicini.
Il Sudan, in particolare, che si trova a soli 15 km dalla diga, teme di subire gli effetti negativi della sua costruzione. Allo stesso tempo, la GERD potrebbe contribuire a ridurre le inondazioni nel Sudan occidentale, creando un paradosso nella situazione. Tuttavia, la mancanza di un accordo vincolante sul flusso d’acqua e le misure di sicurezza continua a preoccupare i governi coinvolti.
Interessi economici e futuri sviluppi
Non sono solo i Paesi della regione a interessarsi alla GERD. La Cina ha investito in un accordo energetico con l’Etiopia, mentre l’Italia, con il gruppo Webuild, è coinvolta nella costruzione dell’infrastruttura. Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, ha definito la GERD «l’incarnazione dello sviluppo sostenibile per tutta l’Africa». Questa affermazione evidenzia l’importanza economica dell’opera, ma solleva anche interrogativi sulla sostenibilità e sulla giustizia per i Paesi a valle.
Con le tensioni che continuano a crescere e senza un accordo chiaro, l’acqua potrebbe diventare il nuovo campo di battaglia per il controllo delle risorse naturali in una regione già segnata da conflitti. La Diga della Rinascita non è solo un’opera ingegneristica; è un simbolo delle sfide e delle opportunità che l’Africa deve affrontare nel ventunesimo secolo.