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Emergenza carceraria in Italia: la lettera di Gianni Alemanno

Gianni Alemanno discute l'emergenza carceraria in Italia

Un grido d'allarme sulle drammatiche condizioni di vita dei detenuti italiani

La lettera di Gianni Alemanno

Una lettera inviata dal carcere di Rebibbia, dove l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sta scontando una pena di un anno e dieci mesi, ha sollevato un importante dibattito sulle condizioni di vita all’interno delle carceri italiane. Nella missiva, datata 30 aprile e scritta insieme a Fabio Faldo, “Lo Scrivano di Rebibbia”, Alemanno lancia un appello urgente al ministro della Giustizia, evidenziando una situazione che definisce “insostenibile” e contraria ai principi costituzionali.

Le criticità del sistema penitenziario

Il documento mette in luce il grave sovraffollamento che affligge gli istituti penitenziari, un problema che mina il principio rieducativo della pena sancito dall’articolo 27 della Costituzione italiana. Alemanno e Faldo chiedono riforme urgenti per alleviare la pressione sulle strutture carcerarie e sulla magistratura di sorveglianza, attualmente al collasso. La lettera, inviata anche ai vertici del Ministero, sottolinea le gravi carenze sanitarie, dovute alla scarsità di personale e all’assenza di diagnosi e cure adeguate.

Diritti negati e richieste di riforma

Un altro punto cruciale sollevato nella lettera riguarda la negazione della detenzione domiciliare per i detenuti over 70, una misura che potrebbe alleviare la loro condizione. Inoltre, i due detenuti evidenziano la questione dei permessi premio negati nonostante condotte esemplari e l’abuso della custodia cautelare, che ha portato a oltre 1.180 casi di ingiusta detenzione. Alemanno richiede anche l’introduzione di una liberazione anticipata speciale, estendibile fino alla fine della pandemia, e una revisione della liberazione ordinaria, in linea con le pratiche di altri Paesi europei.

La risposta del ministro della Giustizia

In risposta a queste preoccupazioni, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha ricordato il protocollo firmato con il Cnel per il progetto “Recidiva Zero”, che mira a reinserire i detenuti nella società con opportunità lavorative equamente retribuite. Nordio ha sottolineato l’importanza di trattare le persone tossicodipendenti come soggetti da curare piuttosto che punire, promuovendo una detenzione differenziata. La direzione futura del sistema penitenziario italiano prevede anche la costruzione di nuove strutture e l’implementazione di misure di detenzione alternativa.