E’ diventato ormai un caso politico la decisione dei giudici che hanno disposto l’allontanamento dei tre bambini che vivevano nel bosco assieme ai propri genitori. Ecco cosa dice davvero l’ordinanza.
Famiglia nel bosco, la verità sulla decisione dei giudici: la scoperta
Sta dividendo l’Italia il caso della famiglia nel bosco, tra chi è d’accordo con l’intervento dei servizi sociali e l’allontanamento dei tre bambini, e chi invece difende l’operato dei genitori.
In questi giorni si è parlato tanto delle motivazioni dietro alla decisione dei giudici del Tribunale per i minorenni dell’Aquila, ora si è scoperto che, in realtà, la decisione arriva dopo ben un anno di quelle che sono state definite “negligenze” e rifiuti da parte dei genitori dei piccoli. Il tutto è cominciato nel settembre del 2024, quando i servizi sociali sono stati informati di minorenni intossicati dopo aver mangiato dei funghi velenosi. A chiamare i servizi sociali i sanitari del Pronto Soccorso, poi è stata allertata la procura per i minori e da lì è partito il procedimento davanti al tribunale. I servizi sociali hanno verificato le condizioni dell’abitazione dove vivevano i tre bambini, considerandola “insalubre”, notando anche un’assistenza sanitaria e un’istruzione scolastiche non adeguate. I genitori avrebbero impedito gli incontri gli assistenti sociali e rifiutato gli accertamenti sanitari e, il 13 novembre scorso, il Tribunale ha quindi disposto l’inserimento dei bimbi in una casa famiglia.
Famiglia nel bosco, cosa c’è alla base della decisione dei giudici
Famiglia nel bosco, alla base della decisione dei giudici ci sono il rifiuto degli accertamenti sanitari, la mancata fornitura dei documenti sulla sicurezza dell’abitazione e la mancata prova sull’istruzione a casa. L’allontanamento dai genitori, come ricordano gli esperti, è stato messo in atto dopo ripetuti rifiuti da parte dei genitori di controlli e richieste di documenti. In breve, la decisione da parte dei giudici del Tribunale per i minorenni dell’Aquila si basa sul rischio di lesione del diritto dei minori alla vita di relazione e sul pericolo dell’integrità fisica derivante dalla condizione in cui vivono, e dal comportamento, valutato non collaborativo, dei genitori. L’ordinanza, va chiarito, non interrompe i rapporti tra figli e genitori, ma stabilisce che la relazione debba essere regolata da un soggetto terzo, incaricato di stabilire i tempi, luoghi e anche la modalità degli incontri.