Il processo a carico di Filippo Turetta per il femminicidio di Giulia Cecchettin mette in luce le difficoltà e le sfide del percorso giudiziario nei casi di violenza contro le donne. La conferma dell’ergastolo con l’aggravante della premeditazione da parte della Corte d’Assise d’Appello di Venezia rappresenta un momento cruciale, sancendo la chiusura definitiva del capitolo legale.
Femminicidio Cecchettin, confermato ergastolo per Turetta: “La fine della guerra”
La conclusione del processo ha suscitato riflessioni profonde da parte della famiglia della vittima. Il padre di Giulia, Gino Cecchettin, ha parlato della sentenza nei giorni scorsi come “la fine della guerra“, spiegando:
“Cercare la giustizia a tutti i costi viene d’istinto. Ma ci sono dolori che non si allevieranno mai, con nessun tipo di pena. Ostinarsi, come sarebbe giusto, per chiedere il riconoscimento degli atti persecutori e della crudeltà significherebbe continuare a combattere. Ma, poi, per cosa?“, come riportato da La Stampa.
Femminicidio Cecchettin: confermata la condanna all’ergastolo per Filippo Turetta
La Corte d’Assise d’Appello di Venezia ha confermato la condanna all’ergastolo per Filippo Turetta, 24enne ritenuto responsabile del femminicidio di Giulia Cecchettin. La decisione è arrivata dopo che la Corte ha dichiarato inammissibili, per intervenuta rinuncia, gli appelli presentati sia dal pubblico ministero sia dalla difesa dell’imputato. Turetta, assente in aula, era già intenzionato a non contestare la sentenza di primo grado, come confermato dalle sue parole: «Rinuncio all’appello», contenute in una lettera inviata un mese fa agli uffici giudiziari di Venezia.
L’ergastolo è stato confermato con l’aggravante della premeditazione, rendendo la condanna definitiva dopo il decorso dei termini per un eventuale ricorso in Cassazione. La sentenza segna una chiusura significativa del percorso giudiziario, ribadendo la gravità del crimine e l’applicazione dell’aggravante della premeditazione.