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Garlasco, l'ex pm Mario Venditti passa al contrattacco: "Falsificate le carte per infamarmi"

Garlasco Venditti

L’ex procuratore Venditti accusa i pm per falso ideologico e contesta irregolarità nell’inchiesta sul delitto di Garlasco. La sua mossa legale.

Il caso Garlasco torna sotto i riflettori, tra nuove indagini e polemiche giudiziarie. Al centro della vicenda c’è l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, che contesta la ricostruzione accusatoria dei magistrati pavesi nei confronti di Andrea Sempio, ritenendo che alcuni atti contengano elementi falsi rispetto alle sentenze definitive della Cassazione. La controversia mette in luce questioni delicate di falso ideologico, correttezza procedurale e responsabilità della magistratura.

Contenzioso e procedure contestate: il “sistema Pavia”

La vicenda si intreccia con il cosiddetto “sistema Pavia”, filone investigativo che ha portato all’annullamento dei decreti di perquisizione e sequestro nei confronti di Venditti e di altri soggetti. Secondo il legale di Venditti, l’ex procuratore rappresenterebbe l’“obiettivo mediato” dei procedimenti bresciani, in quanto lo scopo ultimo sarebbe dimostrare l’innocenza di Stasi e individuare un nuovo colpevole, Andrea Sempio, attraverso un’indagine condotta senza rispettare le procedure previste.

“Prima di ipotizzare un nuovo concorrente nel reato, occorrerebbe presentare un’istanza di revisione del giudicato Stasi”, ha sottolineato il difensore in una conferenza stampa a Milano, evidenziando come la violazione delle procedure richieda un intervento di vigilanza da parte del ministro della Giustizia e dei procuratori generali competenti.

Le tensioni si sommano a nuovi sviluppi dell’indagine, che ha coinvolto anche il padre di Sempio e portato a richieste di tabulati telefonici degli ultimi sei anni. L’ex procuratore ha denunciato pubblicamente quanto ritiene un trattamento ingiusto:

“Pur di perseguire l’obiettivo di sottopormi a una perquisizione infamante e a un sequestro punitivo, la Procura di Brescia non ha esitato a falsificare le carte”.

Venditti ribadisce la propria determinazione a difendere l’integrità della sua carriera, chiedendo che le autorità competenti intervengano per fermare quella che definisce una sorta di “linciaggio mediatico e giudiziario”.

Garlasco, è pronto ad agire: l’annuncio drastico del procuratore Venditti

L’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, attualmente indagato dalla Procura di Brescia per presunti comportamenti irregolari nella gestione di alcuni fascicoli, starebbe valutando la possibilità di presentare una denuncia per falso ideologico contro i magistrati pavesi. Al centro della controversia vi sarebbe il capo di imputazione formulato nei confronti di Andrea Sempio, amico di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco nel 2007.

Secondo il legale di Venditti, Domenico Aiello, l’iscrizione di Sempio come indagato per omicidio in concorso conterrebbe elementi “falsi” rispetto alle conclusioni definitive della magistratura di legittimità.

Non c’è dubbio che sia una rappresentazione falsa iscrivere qualcuno in concorso con un altro, quando la Cassazione ha stabilito che vi sia stato un solo assassino e una sola presenza sulla scena del crimine”, ha dichiarato Aiello, sottolineando che si tratterebbe di un errore tecnico e giuridico che non può rimanere senza conseguenze.

Il contenzioso si inserisce nel più ampio quadro dell’inchiesta sul delitto di Garlasco, che ha visto la condanna definitiva di Alberto Stasi come unico responsabile dell’omicidio di Chiara Poggi. Nonostante la posizione di Sempio fosse stata archiviata, secondo la difesa di Venditti la nuova imputazione rappresenterebbe una forzatura giuridica, in contrasto con i giudicati già definitivi.

Durante la conferenza stampa, Aiello ha chiarito che quando una Cassazione afferma che vi è stato un solo assassino, non si può, in un successivo atto giudiziario, ipotizzare un concorso di persone. Venditti ha inoltre denunciato presunti tentativi di infangarlo da parte della Procura di Brescia, accusata di aver “falsificato le carte” nel decreto di perquisizione e sequestro del 8 ottobre 2025, contestando in particolare la ricostruzione di alcuni acquisti di autovetture.

L’ex magistrato ha espresso “rabbia e sconforto” per l’inchiesta in corso, sottolineando che l’annullamento dei provvedimenti da parte del Tribunale del Riesame conferma “l’illegittimità e l’arbitrarietà dei provvedimenti” nei suoi confronti.