> > Garlasco, nuove analisi: «Le tracce sotto le unghie di Chiara Poggi compatib...

Garlasco, nuove analisi: «Le tracce sotto le unghie di Chiara Poggi compatibili con il Dna di Sempio»

chiara poggi uccisa 2007 a garlasco 1024x682 1

Delitto di Garlasco, la perizia del Tribunale conferma la linea accusatoria della Procura di Pavia

La conferma più attesa – quella che, a 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, potrebbe riscrivere la storia del delitto di Garlasco – è arrivata tramite una Pec. A firmarla è la perita nominata dal Tribunale di Pavia, Denise Albani, che ha allegato tabelle, grafici e percentuali: gli stessi elementi che il consulente della Procura, Carlo Previderé, aveva già illustrato nella relazione in cui attribuiva ad Andrea Sempio il Dna rinvenuto sotto le unghie della vittima.

Utilizzando la tecnica biostatistica introdotta nell’incidente probatorio — un metodo oggi standard a livello internazionale ma non disponibile nel 2014 — Albani ha confermato che il materiale genetico isolato durante le prime indagini, ritenuto degradato dal perito d’Appello Francesco De Stefano, non solo è analizzabile, ma mostra un’elevata compatibilità con il cromosoma Y di Sempio, cioè con la linea maschile della sua famiglia. Un risultato in sostanziale continuità con quanto già emerso dagli accertamenti della Procura di Pavia e dal genetista Ugo Ricci, consulente di Alberto Stasi, e che ha spinto alla riapertura del fascicolo dopo la rapida archiviazione del 2017.

La perita avrà tempo fino al 5 dicembre per depositare ufficialmente le sue conclusioni alla giudice Daniela Garlaschelli. Poi, il 18 dicembre, periti e consulenti sfileranno in aula per il confronto tecnico. Ma la conferma arrivata dalle comparazioni biostatistiche rappresenta già un passaggio chiave per il lavoro dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, coordinati dal procuratore Fabio Napoleone e dall’aggiunto Stefano Civardi.

La posizione di Andrea Sempio — amico del fratello di Chiara e che ha sempre respinto ogni addebito dichiarandosi «estraneo al delitto» — diventa ora più delicata.

Il Dna estratto nel 2014, classificato come “non consolidato” perché all’epoca De Stefano non era riuscito a replicare i risultati, è stato rivalutato: è emerso che le repliche eseguite allora non erano realmente identiche, ma basate su quantità diverse di materiale. Nonostante ciò, il campione contiene 12 marcatori su 16 del kit di riferimento, un numero considerato sufficiente per una comparazione attendibile. Nel profilo genetico compaiono tracce di un secondo individuo, in quantità però molto ridotta e non definibile.

Trattandosi di un Dna di tipo Y, non è possibile identificare con certezza un singolo soggetto; tuttavia la linea maschile ricostruita risulta sovrapponibile a quella della famiglia Sempio. Un dato che si aggiunge agli altri elementi raccolti in questi mesi dagli inquirenti: l’ormai nota impronta “33” sul muro delle scale, le telefonate giudicate anomale verso casa Poggi e la questione dello scontrino di Vigevano, considerato dai pm un tentativo di costruirsi un alibi. Sullo sfondo, anche l’inchiesta bresciana sulla presunta corruzione dell’ex pm Mario Venditti.