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Gaza: la devastante crisi idrica sotto il conflitto

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La crisi idrica a Gaza sta raggiungendo livelli allarmanti, con residenti costretti a vivere in condizioni estremamente precarie.

La guerra che infuria a Gaza ha inflitto danni devastanti alle risorse idriche della regione, costringendo i residenti a combattere ogni giorno per accedere a acqua potabile sicura. Con oltre 2 milioni di palestinesi in difficoltà, la situazione idrica è diventata critica, aggravando ulteriormente la già drammatica crisi umanitaria. Ma come si vive in un contesto dove l’acqua, un bene essenziale, diventa un lusso?

Le dimensioni della crisi

Prima dell’inizio delle ostilità, Gaza stava già affrontando una crisi idrica significativa. Tuttavia, dopo quasi 22 mesi di bombardamenti e operazioni terrestri israeliane, oltre l’80% delle infrastrutture idriche è stato distrutto. “A volte sento come se il mio corpo si stesse disidratando dall’interno. La sete sta rubando tutta la mia energia e quella dei miei bambini”, ha raccontato Um Nidal Abu Nahl, madre di quattro figli residente a Gaza City, esprimendo una realtà che molti di noi non possono nemmeno immaginare.

Le autorità locali segnalano che le tubature principali sono state gravemente danneggiate, rendendo impossibile il flusso d’acqua. Nonostante Israele abbia ripristinato alcune delle condutture nell’area settentrionale di Gaza, gli abitanti sostengono che l’acqua non scorre. Ti sei mai trovato in una situazione in cui, pur avendo la possibilità, non puoi accedere a qualcosa di così fondamentale?

Le pompe idriche, che normalmente avrebbero fornito acqua dalle falde freatiche, sono fuori servizio a causa della mancanza di elettricità. Gli impianti di desalinizzazione, un’altra fonte cruciale di acqua, sono quasi tutti inattivi, tranne un’unica struttura riaperta di recente dopo il ripristino dell’elettricità da parte di Israele. La lotta quotidiana per l’acqua è diventata una questione di vita o di morte.

Conseguenze sanitarie e sociali

La situazione è aggravata da una crescente contaminazione delle acque. Alcuni pozzi, che in passato fornivano acqua potabile, sono stati compromessi da acque reflue non trattate a causa del conflitto. “Più del 75% dei pozzi sono fuori servizio e oltre 200.000 metri di linee fognarie sono inutilizzabili”, ha affermato Asem Alnabih, portavoce della città di Gaza. È difficile immaginare la frustrazione di chi non ha accesso a risorse così vitali.

In questo contesto, centinaia di migliaia di persone sono costrette a cercare acqua potabile scavando direttamente nelle falde acquifere. Tuttavia, l’acqua di mare è naturalmente salmastra e non rispetta gli standard di potabilità. Nel 2021, UNICEF aveva già avvertito che quasi il 100% delle acque sotterranee di Gaza era non potabile. È incredibile pensare che in un’epoca in cui l’acqua è a portata di mano per molti, ci siano luoghi dove questo è un sogno irraggiungibile.

Nonostante le difficoltà, alcuni palestinesi erroneamente credono che l’acqua salmastra sia priva di batteri, mentre gli operatori umanitari avvertono che questa convinzione può avere conseguenze catastrofiche per la salute, in particolare per i reni. Quanto è fragile la nostra consapevolezza riguardo alla salute in situazioni di emergenza come queste?

Un appello per l’umanità

La crisi idrica a Gaza, pur non ricevendo la stessa attenzione mediatica della crisi alimentare, ha effetti altrettanto devastanti. “Proprio come il cibo, l’acqua non dovrebbe mai essere utilizzata per fini politici”, ha dichiarato Rosalia Bollen, portavoce di UNICEF. “È estremamente difficile quantificare la mancanza d’acqua, ma c’è una grave carenza di acqua potabile.”

Con le temperature che continuano a salire e le malattie che si diffondono, l’acqua diventa un tema cruciale che merita più attenzione. Le condizioni di vita a Gaza sono sempre più insostenibili, costringendo i residenti a vivere in un contesto di emergenza continua, dove l’accesso a risorse fondamentali come l’acqua è messo in discussione ogni giorno. Non possiamo restare a guardare: è un appello alla nostra umanità.