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Gestazione per altri: rischi e sfide nel mercato globale

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La gestazione per altri si configura come un tema complesso, con implicazioni sociali e legali che necessitano di una riflessione approfondita.

La gestazione per altri (GPA) è una pratica che suscita crescente attenzione a livello globale. Secondo il recente rapporto della relatrice speciale ONU contro la violenza di genere, Reem Alsalem, la GPA è definita una forma di violenza che coinvolge tutte le parti in causa, con particolare riferimento alle madri surrogate. Queste donne, spesso giovani e provenienti da contesti economici svantaggiati, si trovano a subire numerosi rischi e pressioni in un sistema che non sempre garantisce loro adeguate tutele.

Il contesto della GPA e le sue implicazioni sociali

Nel rapporto, la relatrice sottolinea come la GPA tenda a riflettere dinamiche di potere diseguali, in cui coppie benestanti di paesi occidentali pagano per un servizio che compromette il benessere delle gestanti. Queste ultime spesso non hanno accesso a una normativa chiara che ne tuteli i diritti, esponendole a forme di sfruttamento economico e sociale. In particolare, la GPA è in costante aumento a causa della crescente richiesta da parte di coppie sterili o di persone che scelgono di non portare avanti una gravidanza. La domanda di servizi di GPA è così alta che il mercato, attualmente valutato intorno ai 15 milioni di dollari, potrebbe raggiungere quasi i 100 milioni entro il 2033.

È evidente che la mancanza di una regolamentazione efficace in molti paesi consente la proliferazione di pratiche di sfruttamento. La relatrice Alsalem avverte che i mediatori sono spesso i soggetti che guadagnano maggiormente da queste transazioni, mentre le madri surrogate ricevono solo una frazione del pagamento totale. Si stima che esse possano ricevere tra il 10% e il 27,5% della somma versata dai genitori committenti, una situazione che mette in evidenza le disuguaglianze economiche e sociali esistenti.

Rischi per la salute e mancanza di tutele

Le conseguenze della GPA sulle madri surrogate possono essere devastanti. Molte di queste donne non ricevono informazioni adeguate riguardo ai potenziali effetti collaterali delle procedure a cui si sottopongono, comprese le iniezioni ormonali quotidiane e le complicazioni legate a interventi chirurgici come il cesareo. La mancanza di assistenza medica post-operatoria è un problema particolarmente grave nei paesi in via di sviluppo, dove le strutture sanitarie non sono sempre in grado di garantire le cure necessarie.

Il rapporto evidenzia anche i rischi per i nascituri, che spesso nascono prematuri e con un peso inferiore alla media, aumentando la probabilità di difetti congeniti. Le madri surrogate si trovano quindi non solo a fronteggiare il rischio per la propria salute, ma anche a vivere l’angoscia di separarsi dai propri figli subito dopo il parto, senza alcuna garanzia di adeguate cure e sostegno.

Conclusioni e raccomandazioni per il futuro

La relatrice ONU conclude che la GPA deve essere considerata una forma di sfruttamento che mercifica il corpo delle donne, esponendole e esponendo i bambini a gravi violazioni dei diritti umani. È fondamentale che i governi adottino misure per vietare questa pratica a livello globale e per proteggere le donne vulnerabili. Il caso dell’Italia, che ha recentemente dichiarato la GPA un reato universale, offre un esempio di come le legislazioni possano cercare di affrontare la questione, anche se rimangono dubbi sulla chiarezza e l’efficacia delle normative esistenti.

In un contesto in cui la GPA è in crescita, la mancanza di regolamentazioni chiare continua a rappresentare una sfida centrale. È essenziale che si avvii un dibattito pubblico informato e che si sviluppino soluzioni legislative che possano garantire la protezione dei diritti delle donne e dei bambini coinvolti in queste pratiche.