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Guerra Israele-Hamas, Netanyahu rilancia la posizione: "Obiettivo non è occupare Gaza, è liberarla"

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Netanyahu intensifica l’offensiva contro Hamas a Gaza: “Obiettivo liberare, non occupare” , in un clima di crescente tensione internazionale.

Nel pieno della guerra tra Israele e Hamas, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha rilanciato con fermezza la strategia militare del paese, sottolineando che l’obiettivo principale non è l’occupazione di Gaza, ma la sua liberazione dal controllo di Hamas. Questa posizione segna un punto cruciale nell’evoluzione del conflitto, con implicazioni sia sul piano militare che politico.

Netanyahu valuta azioni legali contro il New York Times

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato di stare considerando la possibilità di avviare una causa legale contro il quotidiano statunitense New York Times. La decisione nasce dall’accusa rivolta al giornale di aver diffuso immagini false riguardanti la presunta carestia nella Striscia di Gaza.

Netanyahu ha denunciato quella che ha definito una “campagna globale di disinformazione” orchestrata da Hamas e sostenuta da alcuni media internazionali, sottolineando che, secondo lui, “gli unici realmente affamati a Gaza sono gli ostaggi israeliani detenuti dal gruppo palestinese”.

Guerra Israele-Hamas, Netanyahu rilancia l’attacco: “Obiettivo non è occupare Gaza, è liberarla”

Nel corso della conferenza stampa rivolta alla stampa estera, Netanyahu ha chiarito che l’obiettivo di Israele nel conflitto non è l’occupazione della Striscia di Gaza, bensì la sua liberazione dal controllo di Hamas. Ha illustrato un piano articolato in cinque punti, volto a smilitarizzare l’area e a istituire un’amministrazione civile locale non israeliana, mantenendo però la responsabilità della sicurezza. Netanyahu ha inoltre mostrato una fotografia di un ostaggio israeliano dimagrito, ribadendo che la guerra potrebbe terminare rapidamente se Hamas decidesse di deporre le armi e liberare tutti i prigionieri.

“Abbiamo sempre lavorato per scongiurare una crisi umanitaria. Gli unici  che muoiono di fame sono i nostri ostaggi”.

Il premier ha spiegato che Israele intende procedere rapidamente con l’operazione, puntando a conseguire risultati che permettano di salvaguardare la popolazione civile mentre si colpisce Hamas. Ha inoltre ammesso che, sebbene inizialmente non fosse previsto lo smantellamento dell’organizzazione, ora questo è diventato un obiettivo fondamentale. Netanyahu ha confermato di aver ordinato alle Forze di Difesa israeliane di entrare nella fase decisiva dell’operazione, concentrandosi sul controllo delle ultime roccaforti di Hamas, in particolare Gaza City, dove si trovano i principali comandi e infrastrutture del gruppo.

In merito alla copertura mediatica, Netanyahu ha annunciato l’intenzione di invitare un numero maggiore di giornalisti stranieri a entrare nella Striscia di Gaza sotto il controllo israeliano. Pur riconoscendo le difficoltà di garantire la sicurezza degli operatori dell’informazione, ha affermato che si stanno adottando misure per consentire loro di lavorare in sicurezza. Va ricordato che finora i media internazionali hanno avuto accesso molto limitato, con molti giornalisti locali che hanno subito gravi rischi e perdite.

Guerra Israele-Hamas, critiche internazionali e posizione dell’ONU

Le decisioni del governo israeliano hanno suscitato forti critiche a livello internazionale. Miroslav Jenča, Segretario generale aggiunto dell’ONU per l’Europa, l’Asia centrale e le Americhe, ha definito l’ultima escalation come “un pericoloso aggravamento del conflitto”, ribadendo la posizione delle Nazioni Unite che un cessate il fuoco immediato, completo e permanente sia l’unica soluzione per porre fine alla sofferenza umana a Gaza. Secondo l’ONU, non esiste una soluzione militare al conflitto in corso.

“L’ultima decisione del governo israeliano rischia di innescare un altro orribile capitolo di questo conflitto. Questa è l’ennesima pericolosa escalation del conflitto”.

Netanyahu ha sottolineato come i ripetuti tentativi di negoziazione con Hamas siano falliti a causa delle condizioni irragionevoli poste dal movimento, che avrebbe chiesto, tra l’altro, il ritiro israeliano completo da Gaza e il rilascio di prigionieri considerati “terroristi”. Per questo motivo, il premier ha affermato che l’unica via possibile per restituire gli ostaggi e garantire la sicurezza di Israele è la sconfitta militare di Hamas, ritenuta imprescindibile dal governo.

Le scelte del premier hanno suscitato anche critiche interne. Il leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, ha definito la conferenza stampa del premier uno “spettacolo dell’orrore”, accusandolo di aver allontanato la realtà con una narrazione distorta. Lapid ha inoltre avvertito che il piano militare rischia di causare gravi perdite umane, un collasso economico e un deterioramento della reputazione internazionale di Israele, con un impatto negativo su servizi essenziali come sanità, istruzione e welfare, oltre ad aggravare il deficit pubblico.