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Un gesto di amore autentico
Il legame tra Papa Francesco e i detenuti è un esempio di autenticità e compassione. Monsignor Benoni Ambarus, vescovo delegato alla carità e alle carceri, racconta con commozione come il pontefice, pochi giorni prima della sua morte, abbia voluto visitare il carcere di Regina Coeli. Nonostante le sue condizioni di salute precarie, la sua presenza ha rappresentato un forte messaggio: non possiamo abbandonare chi vive dietro le sbarre.
Questo gesto, lontano dai riflettori, parla più di tante omelie e dimostra l’impegno costante di Francesco verso i più vulnerabili.
Un aiuto concreto e silenzioso
Il vescovo Ambarus rivela che, quando ha chiesto un aiuto economico al pontefice, Francesco ha risposto che non c’erano più fondi, ma che avrebbe trovato qualcosa nel suo conto personale. Così ha fatto, donando 200 mila euro ai detenuti. Questo gesto, che potrebbe sembrare insignificante, ha un significato profondo: rappresenta la volontà di Francesco di essere presente e di sostenere i carcerati, non solo con parole, ma anche con azioni concrete.
Un impegno che va oltre le mura del carcere
Il legame di Papa Francesco con i detenuti non si è limitato a gesti simbolici. Ha lavato i piedi ai carcerati e ha aperto la Porta Santa di Rebibbia, chiedendo un gesto concreto da parte delle istituzioni: uno sconto di pena, anche simbolico. Tuttavia, la risposta è stata deludente. Ambarus esprime la sua tristezza per il fatto che nessuno ha fatto nulla per credere nella capacità di redenzione dei detenuti. Questo silenzio istituzionale ha lasciato un vuoto profondo, ma l’impegno di Francesco continua attraverso iniziative che trasformano il carcere in un laboratorio di speranza.
La speranza nel futuro
Due volte al mese, un gruppo di volontari entra in carcere per celebrare la Messa con i detenuti, accompagnata da un percorso di riflessione su come rimboccarsi le maniche. Ambarus sottolinea l’importanza di esserci durante la detenzione e dopo, per accompagnare i detenuti nel loro percorso di reinserimento. La testimonianza di un carcerato che ha affermato di non aver mai ricevuto visite tocca profondamente il cuore. Molti detenuti vivono in condizioni di estrema povertà, camminando scalzi e senza il necessario. È fondamentale ricordare che sono fratelli e sorelle, non fantasmi chiusi a chiave.
Un’eredità di speranza
Il ricordo più toccante di Ambarus riguarda il legame affettivo che i detenuti avevano con Papa Francesco. Per loro, il pontefice era un padre. Dopo la sua morte, i detenuti hanno voluto affidare un fiore e una lettera da posare sulla sua tomba, simbolo di un seme di speranza che Francesco ha piantato. Ora, spetta a noi farlo crescere, continuando il suo messaggio di amore e solidarietà verso i più fragili della società.