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Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha recentemente deciso di reintrodurre le sanzioni contro l’Iran, utilizzando il meccanismo di snapback previsto dall’accordo nucleare del 2015, noto come JCPOA. Questo accordo, fortemente voluto dall’ex presidente americano Barack Obama e sostenuto da potenze come la Francia, la Germania, il Regno Unito, la Cina e la Russia, mirava a limitare il programma nucleare iraniano in cambio della graduale sospensione delle sanzioni.
Tuttavia, nel 2018, l’amministrazione dell’allora presidente Donald Trump ha abbandonato unilateralmente l’accordo, ripristinando pesanti sanzioni e riducendo i legami diplomatici con Teheran. Questo cambiamento ha segnato una significativa escalation nelle tensioni tra l’Iran e l’Occidente.
Le recenti decisioni delle Nazioni Unite
Dopo dieci anni, la decisione del Consiglio di Sicurezza di reintrodurre le sanzioni è stata presa a seguito di sforzi diplomatici falliti. Il voto ha visto l’opposizione della Russia e della Cina, che hanno espresso contrarietà alla misura. Le nuove sanzioni includono il congelamento dei beni iraniani, il divieto di esportazione di armi e restrizioni sul programma missilistico balistico, aggravando ulteriormente la già difficile situazione economica del paese.
Le reazioni di Teheran
In risposta a queste misure, il governo iraniano ha definito le sanzioni come illegittime, annunciando la volontà di attuare ritorsioni diplomatiche. Inoltre, l’Iran ha richiamato i suoi ambasciatori da Germania, Francia e Regno Unito, accusando l’Occidente di essere il responsabile dell’aggravamento delle tensioni.
Secondo le analisi riportate dall’Associated Press, la reintroduzione delle sanzioni ha avuto un effetto immediato sull’economia iraniana. Infatti, la valuta nazionale ha raggiunto livelli minimi storici, mentre i prezzi dei generi alimentari essenziali sono aumentati fino al 100%. Queste misure hanno contribuito a una crescente tensione sociale in Iran, alimentata dalle preoccupazioni di un possibile conflitto e dalla repressione interna, che ha portato nel 2025 a oltre 1.000 condanne a morte, il numero più alto dal 1988.
Le prospettive future
Il presidente iraniano ha ribadito l’impegno del paese a rimanere nel Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), sebbene abbia avvertito che le sanzioni potrebbero portare a una rivalutazione della posizione iraniana. La comunità internazionale rimane divisa: mentre gli Stati Uniti e le nazioni europee vedono nelle sanzioni uno strumento per future negoziazioni, Russia e Cina sostengono un dialogo senza precondizioni.
La situazione attuale si presenta estremamente instabile, con il rischio di ulteriori escalation sia a livello regionale che globale. L’equilibrio tra le potenze e le reazioni di Teheran saranno fondamentali per definire il futuro delle relazioni internazionali e la stabilità del Medio Oriente.