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Incendio sul Vesuvio, tre chilometri di fiamme e lo Stato interviene

incendio Vesuvio

Emergenza ambientale per l’incendio vesuvio che divora ettari di vegetazione. Canadair, elicotteri e volontari impegnati senza sosta per proteggere il territorio e contenere il fronte delle fiamme.

Il Vesuvio brucia da giorni. E non è un incendio qualunque. È una corsa contro il tempo, una di quelle in cui ogni ora può cambiare tutto.

Incendio Vesuvio, la corsa disperata per fermare le fiamme prima delle case

Da venerdì il fuoco corre sul fianco del Vesuvio. Non verso le case – per ora – ma a tre chilometri appena dai centri abitati.

Terzigno ha visto le fiamme avvicinarsi, sospinte dal vento e alimentate da 500 ettari di vegetazione già andati in fumo. Raffaele De Luca, presidente dell’Ente Parco, ha confermato che la lotta prosegue su tre fronti. Aerei e squadre di terra lavorano senza sosta, tra temperature alte e terreni cosparsi di aghi di pino che sembrano benzina secca.

Sabato sera il ministro Nello Musumeci ha dichiarato lo stato di mobilitazione straordinaria della Protezione Civile. Sono arrivate colonne mobili da tutta Italia. Canadair ed elicotteri hanno volato sopra Terzigno e Ottaviano per ore, mentre più di cento uomini e donne – vigili del fuoco, volontari, forze dell’ordine – hanno presidiato il terreno tutta la notte.

“Venerdì sera è stato il momento peggiore,” racconta il sindaco Francesco Ranieri. Il vento ha cambiato direzione, puntando verso le abitazioni. “Lì abbiamo avuto paura.” Ma il fronte è stato contenuto. Non del tutto spento, però.

Eppure c’è un sospetto che brucia quasi più del fuoco stesso. Che non sia stato un caso. Nel 2017, il Vesuvio fu devastato da un incendio doloso. Ora, cittadini e amministratori temono il bis. Dicono che piccoli focolai fossero stati segnalati da giorni, ignorati fino a quando il disastro è esploso.

Emergenza e sospetti di dolo, l’incendio al Vesuvio non dà tregua

La pineta di Terzigno e la Riserva Integrale Tirone sono le più colpite. Trecase, Ercolano, Ottaviano: i nomi si allungano come l’elenco di un bollettino. Strade chiuse, sentieri interdetti, turisti respinti. Il fumo è arrivato fino ai comuni costieri. Cenere sui balconi. Odore acre che entra nelle case.

La Procura di Nola ha aperto un fascicolo. Nessun indagato, nessuna ipotesi di reato ufficiale. Ma l’ombra del dolo dell’incendio sul Vesuvio resta lì, sospesa. Come una storia già scritta che nessuno vuole leggere di nuovo.

Legambiente parla di “mattanza ambientale”, chiede di fare presto. I sindaci chiedono più mezzi, più uomini, più attenzione. Perché basta un cambio di vento e tutto può ricominciare.

Intanto, nella palestra comunale di Terzigno, si coordina l’emergenza. Ogni decisione passa da lì: dove mandare i mezzi, dove rinforzare le squadre, quali zone mettere in sicurezza.