È morto Sebastiao Salgado, uno dei più grandi fotografi contemporanei, che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dell’arte e della cultura grazie al suo sguardo profondo e umanista. Conosciuto per le sue straordinarie immagini che raccontano storie di persone, territori e conflitti, Salgado ha saputo catturare l’essenza dell’umanità in ogni scatto. La sua scomparsa segna la fine di un’epoca e lascia un vuoto profondo nel panorama culturale internazionale.
È morto Sebastiao Salgado: l’annuncio
Il fotografo Sebastião Salgado si è spento all’età di 81 anni, come comunicato dall’Académie des Beaux-Arts di Parigi. La conferma della scomparsa di Salgado arriva dall’Instituto Terra, l’organizzazione non governativa che lui stesso ha fondato.
“Sebastião è stato molto più di uno dei più grandi fotografi del nostro tempo. Insieme alla sua compagna di vita, Lélia Deluiz Wanick Salgado, ha seminato speranza dove c’era devastazione e ha fatto fiorire l’idea che il ripristino ambientale è anche un profondo gesto d’amore per l’umanità. Il suo obiettivo ha rivelato il mondo e le sue contraddizioni; la sua vita, il potere dell’azione trasformativa”, si legge nella nota.
Grave lutto scuote il mondo della cultura: chi era Sebastiao Salgado
Nato nel 1944 nello stato di Minas Gerais, Salgado si era laureato in economia prima di avvicinarsi alla fotografia professionale nel 1973. Nel 1994, insieme alla moglie Lélia Wanick Salgado, aveva fondato l’agenzia “Amazonas Images”, creata per rappresentare e promuovere esclusivamente le sue opere. I suoi reportage hanno dato origine a mostre acclamate come Terra (1997), Ritratti di bambini in cammino (2000), Africa (2007), Genesi (2013), Profumo di sogno (2015), Kuwait. A Desert on Fire (2016), Gold (2019) e Amazônia (2021).
Da tempo residente a Parigi, Sebastião Salgado aveva da anni indirizzato il suo sguardo fotografico verso tematiche ambientali e sociali, abbandonando nel 1990 la fotografia di reportage umano per dedicarsi alla sostenibilità e alla salvaguardia del pianeta. In Brasile, aveva trasformato una fattoria di famiglia in un progetto di riforestazione d’avanguardia, piantando oltre due milioni e mezzo di alberi e dando nuova vita a un ecosistema con oltre 150 specie diverse.
Nel 2024, Salgado aveva incantato Trieste con la mostra Amazônia, allestita al Salone degli Incanti con oltre 200 scatti dedicati alla foresta amazzonica e ai suoi popoli. Il 28 febbraio, in occasione della presentazione alla stampa, era stato ospite in città insieme alla moglie e curatrice Lélia Wanick.
Il suo ultimo lavoro, incentrato sui ghiacciai, presenta 54 fotografie inedite di grande formato esposte al Mart di Rovereto fino al 21 settembre. Una selezione di dieci immagini è visibile anche al Museo delle Scienze di Trento fino all’11 gennaio. Curato da Lélia Wanick, il progetto nasce da un’idea del Trento Film Festival in collaborazione con Contrasto e le due sedi museali, in occasione del 2025, anno dedicato dall’ONU alla salvaguardia dei ghiacciai.
“Ora devo solo morire. Ho avuto una carriera di 50 anni e ho 80 anni. Sono più vicino alla morte che a qualsiasi altra cosa. Una persona vive al massimo 90 anni. Quindi non sono lontano”. Così si era espresso l’artista in un’intervista rilasciata dopo aver comunicato, nel 2024, la decisione di concludere la sua attività sul campo.