> > Lite, droga e tragedia: Ragnedda svela dettagli choc sull’omicidio di Cinzi...

Lite, droga e tragedia: Ragnedda svela dettagli choc sull’omicidio di Cinzia Pinna

omicidio Cinzia Pinna

Ragnedda davanti al Gip: emergono particolari inediti sulla notte dell’omicidio di Cinzia Pinna.

L’omicidio di Cinzia Pinna, 33enne di Palau, rimane avvolto da molte zone d’ombra. Le ultime dichiarazioni di Emanuele Ragnedda, imprenditore vitivinicolo di Arzachena e reo confesso del delitto, hanno aggiunto nuovi dettagli alla ricostruzione dei fatti, mettendo in luce contraddizioni, rimorsi e un contesto di violenza e abuso di sostanze. La vicenda, che continua a scuotere l’opinione pubblica, dovrà essere chiarita attraverso l’autopsia e ulteriori accertamenti scientifici.

Omicidio Cinzia Pinna e le evidenze scientifiche

Gli accertamenti condotti dai carabinieri del RIS di Cagliari hanno rinvenuto nel casolare tracce ematiche evidenti sul divano e sul pavimento, bottiglie vuote e residui di cocaina. Il corpo di Cinzia Pinna sarebbe stato trovato nudo dalla vita in giù, mentre alcuni effetti personali risulterebbero dispersi, compreso il cellulare.

Il quadro rimane complesso: Ragnedda ha confermato di aver tentato di ripulire la scena del crimine e di aver occultato il cadavere nel vigneto per tredici giorni. La Procura dovrà chiarire se l’imprenditore abbia agito da solo o con la partecipazione di altri.

Sarà l’autopsia a stabilire ora della morte, numero dei colpi esplosi e eventuali segni di violenza, elementi essenziali per ricomporre il puzzle di una vicenda segnata da contraddizioni e rimorsi.

Omicidio Cinzia Pinna, la rivelazione che emerge dalle parole di Ragnedda

Dopo giorni di silenzio, Ragnedda ha deciso di parlare spontaneamente davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Tempio Pausania, Marcella Pinna, ribadendo la propria versione dei fatti. Ha confessato di aver sparato a Cinzia durante una lite scoppiata nella notte tra l’11 e il 12 settembre all’interno del casolare di sua proprietà a Conca Entosa, sostenendo di essere stato aggredito con un coltello. Secondo l’imprenditore, la lite è stata resa ancora più confusa dall’abuso di alcol e cocaina. Ragnedda ha dichiarato di provare un profondo rimorso:

“È la scelta peggiore che ho fatto. Mi dispiace per lei, per i suoi familiari e per la delusione data ai miei”.

La versione di Ragnedda ha oscillato tra autodifesa e omicidio per paura, descrivendo con precisione i momenti concitati della lite. Ha raccontato che, a suo dire, la donna avrebbe afferrato un coltello dopo essere andata in cucina, ferendolo di striscio a un braccio, e che lui avrebbe reagito impugnando la pistola trovata su un mobile: Tre colpi, e lei è caduta sul divano”.

Tuttavia, diverse affermazioni dell’imprenditore risultano contraddittorie o non verificate. Non ci sono infatti riscontri visibili della presunta ferita al braccio di Ragnedda, e il racconto sullo spostamento del corpo — che avrebbe fatto da solo con un quad prima di nasconderlo nel vigneto e consegnare a un amico il proprio cellulare — non trova conferma nelle prove materiali. Inoltre, permane incertezza sul contesto esatto della notte, sul consumo di alcol e droga e sul possibile tentativo di approccio sessuale, elementi che saranno chiariti solo dall’autopsia e dalle analisi forensi in corso.