La morte di Luana D’Orazio ha riportato al centro del dibattito la sicurezza nei luoghi di lavoro del distretto tessile di Prato. Il 3 maggio 2021, la giovane operaia di 22 anni ha perso la vita a Montemurlo dopo essere rimasta coinvolta in un incidente con un orditoio, sollevando interrogativi sulle responsabilità e sulle misure di prevenzione adottate in azienda.
La sentenza del tribunale di Prato ha chiuso il primo grado del processo.
Prato, Luana D’Orazio morta sul lavoro: la rabbia della mamma dopo la sentenza
Emma Marrazzo, la madre di Luana D’Orazio, ha espresso il suo profondo dolore e la frustrazione per la gestione del caso: “Me lo aspettavo, era già stato vergognoso prima. Non è giusto. Avete sentito anche voi come è stato detto: mia figlia è stata giudicata un evento, è successo un evento, io non ho parole, la giustizia italiana non è giustizia”.
L’orditoio sarebbe stato modificato per funzionare a una velocità maggiore, incrementando la produttività ma compromettendo la sicurezza. Luana vi rimase intrappolata e purtroppo non ci fu nulla da fare per salvarla.
“Io non ce l’ho con il manutentore, ma andavano indagati tutti. La ditta non è mai stata sequestrata come doveva essere fatto, ma sepolta sotto tre metri di terra c’è Luana, e ci hanno giocato tutti. Il ministro Nordio mi deve spiegare perché sono passati tutti questi anni prima di arrivare a una sentenza. Mia figlia simbolo di che? Di un’ingiustizia“, viene riportato da La Nazione.
Prato, Luana D’Orazio morta sul lavoro: processo si chiude con una assoluzione
Il Tribunale di Prato ha assolto con formula piena Mario Cusimano, il tecnico incaricato della manutenzione dell’orditoio coinvolto nell’incidente che il 3 maggio 2021 ha provocato la morte di Luana D’Orazio, giovane operaia di 22 anni. Cusimano era accusato di omicidio colposo e di aver volontariamente rimosso le misure di sicurezza del macchinario. Nel corso del processo, il pubblico ministero aveva richiesto una condanna a due anni e otto mesi, ma il giudice Jacopo Santinelli ha ritenuto pienamente fondata la tesi difensiva, escludendo qualsiasi responsabilità del tecnico.
Diversamente dai titolari dell’azienda tessile Orditura Luana, Daniele Faggi e Luana Coppini, che avevano definito la loro posizione con un patteggiamento rispettivamente a un anno e sei mesi e a due anni di reclusione con sospensione condizionale, Cusimano aveva scelto il rito ordinario, sostenendo la propria estraneità ai fatti.
Durante il dibattimento, la difesa guidata dall’avvocato Melissa Stefanacci ha sollevato numerosi dubbi sulle manomissioni all’orditoio, indicando che modifiche ai dispositivi di sicurezza potrebbero essere state effettuate da altri tecnici, non legati alle fatture dell’azienda.