Un processo lungo e complesso
Il processo che ha coinvolto la presunta assegnazione clientelare degli alloggi popolari a Lecce si è concluso con 12 condanne, le cui pene variano tra i 5 anni e i 10 mesi di reclusione. Questo caso, che ha avuto inizio nel 2013 e si è protratto fino al 2017, ha visto un totale di 35 imputati, tra cui ex assessori e funzionari comunali.
L’accusa inizialmente aveva richiesto 23 condanne, ma il Tribunale ha deciso diversamente, assolvendo molti degli accusati.
Le accuse e le difese
Gli imputati erano accusati di aver creato un’associazione per delinquere finalizzata all’assegnazione di alloggi popolari, con reati che includevano corruzione, corruzione elettorale, abuso d’ufficio e falso ideologico. Tuttavia, il Tribunale non ha riconosciuto il reato associativo, mandando assolti gli imputati con formula piena. Questo ha sollevato interrogativi sulla gestione della giustizia e sull’efficacia delle indagini condotte.
La sentenza ha portato alla prescrizione per i reati di corruzione elettorale e occupazione abusiva degli immobili, mentre gli episodi di abuso d’ufficio sono stati esclusi, poiché non più previsti dalla legge. Questa decisione ha suscitato reazioni contrastanti tra la popolazione e i commentatori, con alcuni che vedono la sentenza come un segnale di impunità, mentre altri la considerano un passo verso la trasparenza e la giustizia. La questione degli alloggi popolari rimane un tema caldo a Lecce, dove la domanda supera di gran lunga l’offerta, e la gestione delle assegnazioni è spesso al centro di polemiche.