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Processo d'Appello 'Spartacus': Saviano in lacrime dopo la sentenza

Saviano processo Spartacus

Emozione in aula alla lettura della sentenza d'Appello sulle minacce indirizzate a Saviano e Capacchione durante il processo Spartacus.

Il processo di secondo grado relativo all’operazione “Spartacus” si è concluso con una sentenza che ha riacceso forti emozioni tra le parti coinvolte e l’opinione pubblica. Tra i momenti più intensi, la reazione di Roberto Saviano, noto scrittore e giornalista impegnato nella lotta alla criminalità organizzata, che non ha trattenuto le lacrime dopo aver ascoltato il verdetto.

Processo di secondo grado ‘Spartacus’: il verdetto della Corte

La Corte d’Appello di Roma ha confermato le condanne a un anno e sei mesi di carcere per il capoclan Francesco Bidognetti e a un anno e due mesi per l’avvocato Michele Santonastaso, nell’ambito del processo per le minacce rivolte nel 2008 al giornalista Roberto Saviano e alla collega Rosaria Capacchione. Tali minacce erano state pronunciate durante il processo d’Appello Spartacus, tenutosi a Napoli contro il clan dei Casalesi. Nel procedimento figurano come parte civile la Fnsi e l’Ordine dei Giornalisti.

Bidognetti si trova in carcere al regime del 41bis dal 18 dicembre 1993, quando fu arrestato a Lusciano, provincia di Caserta, dopo un periodo di latitanza. La Corte di Cassazione ha confermato l’ergastolo nei suoi confronti il 15 gennaio 2010, al termine del processo Spartacus. Nato a Casal di Principe il 29 gennaio 1951, Bidognetti, considerato braccio destro di Francesco Schiavone, detto Sandokan, nel 1993 aveva ordinato l’omicidio di Gennaro Falco, un medico accusato di non aver diagnosticato in tempo una neoplasia alla sua prima moglie, Teresa Tamburrino. Prima della morte di Teresa, Bidognetti aveva iniziato una relazione con Anna Carrino, sua compagna per trent’anni, che aveva conosciuto a Capodimonte quando lei aveva 13 anni e lui 29, già sposato e con due figli.

Durante l’udienza del 14 marzo 2008 del maxi-processo Spartacus a Napoli, l’avvocato Michele Santonastaso lesse in aula un documento firmato dai boss Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, nel quale Roberto Saviano e la giornalista Rosaria Capacchione venivano accusati di essere “prezzolati della Procura”.

Il contenuto del testo lasciava intendere che, in caso di condanna degli imputati, la responsabilità sarebbe stata attribuita ai due cronisti, con un messaggio chiaramente intimidatorio rivolto alla libera informazione. Quella dichiarazione, resa pubblicamente in tribunale, si inseriva in una precisa strategia mafiosa finalizzata a condizionare il giudizio della Corte attraverso la pressione e la paura.

Pur agendo da difensore, Santonastaso è stato ritenuto dalla magistratura pienamente consapevole del ruolo che stava assumendo: non quello di un semplice avvocato, ma di veicolo di una minaccia mafiosa. La sua condotta, giudicata ben oltre i limiti della difesa tecnica, configurava un’azione intimidatoria deliberata, mirata a influenzare l’esito del processo e a mettere a tacere chi denunciava pubblicamente il potere del clan dei Casalesi.

Processo di secondo grado ‘Spartacus’: dopo la sentenza Saviano scoppia in lacrime

“Mi hanno rubato la vita”. È la reazione carica di emozione di Roberto Saviano dopo la decisione della Corte d’Appello di Roma, che ha confermato le condanne per le minacce subite nel 2008, durante il processo di secondo grado ‘Spartacus’ svoltosi a Napoli.

Alla pronuncia della sentenza, lo scrittore non ha trattenuto le lacrime e si è stretto in un abbraccio commosso con il suo avvocato, Antonio Nobile, mentre dall’aula si è levato un applauso spontaneo.

 

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