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Sardegna, residence nega l’ingresso agli israeliani: “Dichiarino di ripudiare i crimini”

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Il residence Villa Ebner vieta l’ingresso agli israeliani: obbligo di dissociarsi dai crimini del governo.

Un residence in Sardegna ha scatenato polemiche dopo aver negato l’ingresso a ospiti israeliani, chiedendo loro di condannare i presunti crimini in corso a Gaza. La decisione ha acceso un dibattito tra chi la considera una legittima presa di posizione e chi la denuncia come discriminazione. L’episodio riapre così il confronto sulle tensioni internazionali, che si riflettono anche nel turismo e nel diritto all’ospitalità.

Residence in Sardegna nega l’ingresso agli israeliani: altri episodi in Italia e in Europa

Situazioni analoghe si sono registrate in altre località italiane: a Chia, vicino Cagliari, un manifesto vietava l’ingresso agli israeliani definendoli “criminali di guerra”, mentre a Termoli un cartello fuori da un bar-biglietteria riprendeva lo stesso concetto. Anche in alberghi di Ragusa, il personale ha chiesto ai turisti israeliani se approvassero le azioni del proprio governo prima di accettare le prenotazioni. Allargando lo sguardo all’Europa, in Francia un resort ha rifiutato l’ingresso a un gruppo di bambini israeliani, provocando l’arresto del direttore per discriminazione religiosa.

Residence in Sardegna nega l’ingresso agli israeliani: “Dichiarino di ripudiare i crimini”

A Porto Pino, nella costa sud-occidentale della Sardegna, un residence privato ha deciso di non accogliere ospiti israeliani a meno che non presentino una dichiarazione di dissociazione dai presunti crimini compiuti dal governo e dall’esercito israeliano. Sul sito della struttura, Villa Ebner, oltre alla mappa dell’Ucraina con l’iscrizione “Slava Ukraini” e una colomba con la scritta “Free Palestine”, viene chiaramente indicata la propria posizione politica.

“Sebbene il nostro non sia un sito di informazione, né un organo politico, riteniamo che anche in spazi come questo, aperto a comunità consapevoli della realtà in cui vivono, si debba dar conto di eventi che per gravità non possono essere ignorati. Quanto sta accadendo nella striscia di Gaza è uno di questi eventi. Far morire di fame bambini, donne, uomini non è un atto politico, né tantomeno un legittimo atto di difesa. Lo stermino sistematico di un popolo con l’intento dichiarato di cancellarlo dalla faccia della terra va considerato un vero e proprio genocidio“, si legge sul sito ufficiale.

La gestione del residence sottolinea che chiunque si presenti con documenti israeliani dovrà dissociarsi dalle azioni del proprio Paese, definendo quanto avviene a Gaza come un genocidio e auspicando che il boicottaggio dei responsabili diretti venga condiviso, anche solo simbolicamente.

“È inumano non sentire il dovere di fare qualcosa che vada oltre a un’indignazione di facciata. Per questo motivo non ospiteremo più cittadini israeliani a meno che non dichiarino apertamente di ripudiare i crimini commessi dal governo israeliano e dal suo esercito. Boicottare i responsabili diretti di quanto sta avvenendo a Gaza, e chi, in silenzio, ne avvalla l’operato, è una scelta che ci auguriamo venga condivisa da molti. È vero, è meno di una goccia in un oceano, ma necessaria almeno per dare un minimo di senso alla nostra coscienza”, conclude la nota.

Gli episodi evidenziano come le tensioni internazionali si riflettano in contesti turistici, aprendo un dibattito tra chi difende la presa di posizione politica e chi denuncia atti di discriminazione sulla base della nazionalità o della religione.

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