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Nel remoto distretto di Kunar, in Afghanistan, molte famiglie si trovano ad affrontare una realtà drammatica. Dopo essere tornati recentemente da anni di esilio in Pakistan e Iran, si ritrovano nuovamente sfollati a causa di un devastante terremoto che ha colpito la regione.
Il ritorno a casa si è trasformato in tragedia
Nawab Din, un contadino di 55 anni, è tornato di recente nel suo villaggio di Wadir dopo aver vissuto come rifugiato in Pakistan per otto anni. Solo pochi mesi dopo il suo ritorno, Din si trova a vivere in una tenda sul proprio terreno, avendo perso la casa a causa del terremoto. “Le nostre abitazioni erano vecchie e nessuna è rimasta in piedi,” ricorda, descrivendo la devastazione causata dalle rocce cadute durante il sisma.
Questa situazione riflette una crisi più ampia che colpisce oltre quattro milioni di afgani tornati dai paesi vicini da settembre 2023, secondo quanto riportato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM). Il terremoto, avvenuto il 31 agosto, ha causato circa 2.200 vittime e raso al suolo più di 5.000 abitazioni, aggravando ulteriormente la già grave situazione economica.
Un ciclo di perdita e difficoltà
La storia di Din non è unica. Molti rimpatriati, come Sadat Khan del villaggio di Barabat, stanno affrontando le conseguenze del terremoto. Khan è tornato volontariamente dal Pakistan, dove ha faticato a trovare lavoro e sostenere la sua famiglia. Ora, con la sua casa in affitto in rovina, si chiede come poter provvedere a sua moglie e ai suoi sette figli. “Non sappiamo da dove verrà il prossimo pasto,” lamenta Khan, evidenziando le sfide legate alla disoccupazione e all’aumento dell’insicurezza alimentare.
Entrambi gli uomini esprimono un sentimento comune: la lotta per la sopravvivenza si è intensificata. Nonostante le difficoltà affrontate all’estero, tornare in Afghanistan si è rivelato altrettanto, se non più, difficile. La mancanza di risorse e infrastrutture ha lasciato molte famiglie in uno stato di disperazione.
Risposta umanitaria e necessità in corso
Il terremoto ha aggravato problemi già esistenti per i rimpatriati, tra cui la malnutrizione. La dottoressa Farida Safi, nutrizionista che lavora in un ospedale da campo istituito da Islamic Relief nella valle di Diwa Gul, osserva che molti sopravvissuti al terremoto presentano gravi carenze alimentari. “La maggior parte delle persone colpite dal terremoto che vengono da noi ha carenze alimentari,” afferma, sottolineando l’urgenza di fornire supporto nutrizionale a queste comunità.
Il governatore di Kunar, Mawlawi Qudratullah, ha annunciato piani per costruire una nuova cittadina destinata ad ospitare 382 famiglie colpite dal disastro. Questa iniziativa, parte di uno sforzo più ampio del Ministero dello Sviluppo Urbano e dell’Abitazione, mira a fornire soluzioni abitative permanenti ai rimpatriati privi di riparo. Tuttavia, molti rimangono scettici riguardo ai tempi e alla fattibilità di questi progetti.
Implicazioni a lungo termine per i rimpatriati
Se da un lato il governo propone nuovi progetti abitativi, per molti, come Nawab Din, questi piani sembrano lontani e scollegati dalle loro necessità immediate. Con l’arrivo dell’inverno, egli teme la possibilità di continuare a vivere in accampamenti di fortuna, mentre le scosse di assestamento scuotono i loro rifugi temporanei. “Non so se il governo ci trasferirà o ci aiuterà a ricostruire,” esprime, la sua voce carica di incertezze.
Le sfide affrontate dai rimpatriati afgani sono ulteriormente aggravate da fattori ambientali. Din spiega che le loro pratiche agricole dipendono fortemente dalle precipitazioni, che sono state scarse negli ultimi mesi. “Le nostre fattorie dipendono interamente dalla pioggia, e ultimamente non ne abbiamo vista molta,” sottolinea, evidenziando la necessità di soluzioni sostenibili per garantire la sicurezza alimentare nella regione.
Con l’evolversi della situazione, la resilienza di queste famiglie viene messa alla prova quotidianamente. La convergenza di disastri naturali, instabilità economica e le difficoltà di reintegrazione nella società solleva interrogativi urgenti sul futuro dei rimpatriati afgani. Con l’assistenza umanitaria cruciale per la loro sopravvivenza, la comunità internazionale deve prestare attenzione alla loro situazione e sostenere i loro sforzi di recupero.