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In un ambiente segnato dalla guerra e dalla povertà, Saleh Hussein al-Raidi, un bodybuilder di 24 anni, combatte una battaglia personale per realizzare i suoi sogni. Nella calda e soffocante palestra di Mukalla, Yemen, al-Raidi si allena con determinazione, stringendo tra le mani bilancieri arrugginiti, mentre il rumore del traffico riempie l’aria.
La sua aspirazione è chiara: partecipare a competizioni internazionali di bodybuilding, ma le risorse scarse e le condizioni economiche lo costringono a una lotta ancora più difficile rispetto ai suoi rivali.
Le sfide quotidiane di un bodybuilder in Yemen
Al-Raidi lavora instancabilmente per mantenere la sua famiglia, svolgendo due lavori: scarica merci nel porto di Mukalla e si dedica alla pesca subacquea per polpi e seppie. Nonostante il suo impegno, il giovane fatica a reperire le proteine e i supplementi necessari per alimentare il suo corpo. Le sue uniche fonti di nutrimento consistono in pasti basilari, come un pezzo di pesce con riso, che non possono garantire il supporto nutrizionale richiesto da un atleta di bodybuilding.
“Lavoro duramente, ma a malapena riesco a mettere da parte abbastanza per acquistare i supplementi di cui ho bisogno,” racconta al-Raidi. La mancanza di strutture adeguate e di attrezzature moderne nella sua palestra, King Gym, non facilita il suo cammino. Il locale, di appena 18 metri quadrati, è affollato e spesso privo di ventilazione a causa dei frequenti blackout elettrici.
Un sogno ostacolato dalla guerra e dalla crisi economica
Il contesto yemenita attuale è complesso e difficile. Anni di guerra civile hanno devastato l’economia, ostacolando qualsiasi ambizione. Quando al-Raidi ha partecipato alla sua prima competizione a Sanaa all’età di 18 anni, ha ricevuto solo un premio simbolico: una medaglia e 12.000 riyal yemeniti, circa 50 dollari, insufficienti a coprire le spese di viaggio. Quando è stato selezionato per competere in Arabia Saudita, non potendo permettersi un biglietto aereo, ha dovuto affrontare un lungo viaggio in autobus, rimanendo bloccato al confine per due giorni, dove ha esaurito le sue riserve di cibo proteico.
“Il mio corpo ha ceduto,” dice al-Raidi, che ha perso due chili a causa delle privazioni durante il viaggio. È arrivato alla competizione stanco e ha ottenuto solo un settimo posto, un risultato che riflette le difficoltà economiche e logistiche che affronta quotidianamente.
La resilienza di un atleta
Nonostante le avversità, la passione di Saleh per il bodybuilding rimane intatta. La sua determinazione è alimentata dal progresso che vede nel suo corpo, che risponde agli allenamenti. “Vedere il mio corpo migliorare mi motiva a continuare, qualunque siano le difficoltà,” afferma. Al-Raidi ha trovato nella disciplina del bodybuilding una lezione di vita, che lo spinge a perseverare non solo nello sport, ma in ogni aspetto della sua esistenza.
La sua visione di partecipare a competizioni regionali come il Dubai Pro Bodybuilding Championship potrebbe sembrare un sogno lontano, ma la sua determinazione lo tiene in pista. La storia di Saleh Hussein al-Raidi è un esempio potente di resilienza umana in un contesto di sfide senza precedenti, un richiamo alla forza di volontà che trascende le avversità.